L’Asl dal fazzoletto verde a Milano: “Clientelismo e parentopoli leghista”, gli operatori scrivono a Maroni

L’Asl di Milano e la rete con il timbro leghista di favori e parentele: questa è la denuncia di alcuni operatori spedita per posta al ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Nel mirino, secondo quanto scrive il Fatto Quotidiano, ci sarebbe il direttore generale Walter Locatelli, “già ex sindaco di una maggioranza leghista a Brembate -anche lui bergamasco- di nomina leghista e lui stesso fiero di questa appartenenza”.

“Caro Maroni in tempi recenti ti sei espresso (noi ci facciamo gli affari degli altri) intendendo così garantire le priorità e gli interessi dei cittadini. In realtà anche la Lega si sta adeguando al clima di clientelismo che oramai impera nel nostro paese (…) Dopo pochi mesi dal suo insediamento come direttore generale ha ritenuto di dover nominare direttore della Struttura Complessa Sistema Informativo Aziendale (incarico che sino al suo arrivo non esisteva) la Monaci Veronica proveniente dalla ASL di Lecco dove (guarda caso) era stato DG lo stesso Locatelli”.

E ancora il Fatto riporta il testo della lettera: “Lo stupore è stato non solo quello di scoprire che i due Monaci sono tra di loro parenti (fratello e sorella), ma soprattutto parenti strettissimi del direttore generale, e che gli incarichi affidati siano avvenuti per chiamata diretta escludendo tutte le risorse di personale già presenti all’interno della ASL Milano”. I due sembra che guadagnino dai quattro ai cinquemila euro al mese.

“Lavoriamo all’Asl da decenni ma mai come ora ci sentiamo frustrati: le nostre competenze non contano nulla, per fare carriera bisogna essere parenti di chi comanda”.

Gestione cookie