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La Lega e lo spettro del ’94: stavolta non rompe, “troppi rischi”

di Alessandro Avico |25 Ottobre 2011 9:29

Umberto Bossi (Foto LaPresse)

ROMA – Uno scenario molto simile a quello del’94. Come allora la Lega sarebbe pronta a far cadere il governo. Le pensioni il nodo che invece di sciogliersi si ingarbuglia ancora di più, lasciando Berlusconi a mani vuote per il suo discorso all’Ue. “Sulle pensioni dobbiamo tenere duro”, dicono i leghisti. Ma in realtà non è semplice quanto sembri. A differenza del ’94 infatti nell’orizzonte della Lega non ci sono governi tecnici, visti oggi da Umberto Bossi come “fumo negli occhi”.

“Quello che ci frena – spiega lo stesso Bossi – è che non vedo alternative all’orizzonte e Napolitano non vuole andare alle elezioni. Se oggi usciamo dal governo non sappiamo come andrà a finire”. Una risposta ai “malpancisti” della Lega che spesso rimproverano Bossi di non aver fatto cadere prima Berlusconi.

“Al paese non serve una riforma delle pensioni, servono delle cose concrete per far ripartire l’economia ed evitare di toccare la previdenza”. E allora serve un compromesso, un accordo che vada bene ad entrambe le parti. Il solo problema è che non ci sono i tempi. Mercoledì Berlusconi dovrà riferire il piano italiano all’Ue, e se Bossi non cede ci sarà poco di cui parlare. “Potrei anche non partire”, ha detto Berlusconi.

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