ROMA – Nel “collegato fiscale” della Legge di Stabilità c’è la sorpresa: un aumento record del costo delle sigarette, 40 centesimi in più a pacchetto a partire da gennaio 2014. Lo scrive Paolo Emilio Russo su Libero.
L’aumento, il più alto mai disposto da un governo, sarebbe la prima di tre tappe previste dai tecnici del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.
Tre tappe che porteranno il prezzo medio delle sigarette a salire di quasi un quinto, il 18,7%. Più 40 centesimi nel 2014, più altri 20 centesimi nel 2015, più altri 20 centesimi nel 2016.
Gli aumenti riguardano non solo le sigarette ma anche il tabacco trinciato, sempre più diffuso perché meno costoso.
Non è una semplice stangata sulle accise sui tabacchi, è una “ristrutturazione” del sistema delle accise sul fumo, che tra l’altro colpirà di più i fumatori che puntavano sulle marche che costano di meno. Spiega Paolo Emilio Russo su Libero:
“L’ammontare delle tasse sulle «bionde» è da sempre sommatoria di due elementi: un elemento fisso, detto accisa specifica, e un elemento proporzionale al prezzo di vendita al pubblico, detta accisa ad valorem. Le disposizioni contenute nella bozza di collegato fiscale scritta dal Tesoro prevedono un aumento dell’accisa specifica sul prezzo medio ponderato dall’attuale 6% al 30% del totale e cambiano, di fatto, gli equilibri del mercato.
Il comma 4 cambia infatti il parametro a cui è riferita l’accisa del 58,5%: non sarà più riferita alle sigarette della «classe di vendita più richiesta dai consumatori», bensì sul prezzo medio ponderato. Poiché attualmente su questa cifra l’incidenza dell’accisa è del 58,2%, si viene a determinare un incremento dell’incidenza dell’accisa di 0,3 punti percentuali.
Un pacchetto di sigarette oggi varia tra i 4 e i 5 euro e il nuovo sistema finisce per avvantaggiare i produttori di bionde più care – che quindi sono sopra il «prezzo medio» e si vedranno addirittura diminuire in qualche caso la tassazione, e svantaggiare le marche low cost, cui saranno aumentate le tasse. I consumatori più colpiti saranno dunque quelli che fino ad oggi si rivolgevano a prodotti con fasce di prezzo più basse, che si ritroveranno a gennaio a fare fronte ad aumenti superiori ai 50 centesimi al pacchetto nel 2014 e di altri 20 centesimi almeno per i due anni successivi. SOPRA I 5 EURO L’effetto principale è che, per come è stato concepito, l’intervento del governo di Enrico Letta colpirà prevalentemente le sigarette che oggi risultano meno costose e porterà tutti i produttori a far pagare i pacchetti almeno cinque euro. Diminuirà il differenziale di prezzo tra le varie marche. In Grecia una operazione simile ha comportato il crollo dei consumi e, dunque, degli introiti. […] Oggi, però, le cose stanno cambiando. Rincaro dopo rincaro, infatti, il gettito dei tabacchi, cioè la cifra incassata dallo Stato con le tasse sulle sigarette, ha cominciato ad avere il segno meno davanti. Nei primi 8 mesi del 2013 le entrate sono scese del del 6,1%, con un “buco” di ben 455 milioni di euro. Ma il crollo è iniziato già nel 2012.
[…] I commi dell’articolato del collegato fiscale che interessano le accise su sigarette e tabacco trinciato sono l’1 e 2 e quelli dal 4 all’8 che modificano l’articolo 39-octies del Testo Unico delle accise. L’incremento del prezzo è la risultanza di una serie di interventi. Il comma 5, contemporaneamente, aumenta del 9% la tassa minima sulle sigarette, calcolata per chilogrammo, che equivale convenzionalmente a 1000 sigarette: oggi è di 125,7 euro, salirà a 140 dal 2014 e di altri 5 euro negli anni successivi”.
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