Legge elettorale, assenti ingiustificati Pd: Enrico Letta, Pippo Civati…

Il gelido scambio della campanella tra Letta e Renzi (Foto Ansa)
Il gelido scambio della campanella tra Letta e Renzi (Foto Ansa)

ROMA – Ci sono Enrico Letta e Pippo Civati tra i 13 assenti ingiustificati del Pd che non hanno votato per la riforma elettorale. Trai deputati di Forza Italia cinque sono risultati assenti, uno si è astenuto ed uno ha votato contro. Lo si evince dai tabulati del voto.

Gli assenti ingiustificati del Pd, al netto di Dario Franceschini che è ancora ricoverato in ospedale, risultano 13. I nomi più noti sono quelli dell’ex premier Enrico Letta e di Pippo Civati, a cui si aggiungono quelli del lettiano Marco Meloni (i suoi emendamenti sulle primarie sono stati bocciati), dell’ex tesoriere bersaniano Antonio Misiani; ci sono poi alcune deputate critiche verso l’assenza di norme sulla parità di genere (Sofia Amodio, Maria Antezza, Anna Ascani, Enza Bruno Bossio, Francesca La Marca, Sara Moretto). Non giustificati anche Antonio Decaro, Michele Pelillo e, curiosamente, un renziano di ferro come Dario Nardella, che sta reggendo il comune di Firenze dopo le dimissioni di Renzi. Se questi sono i voti mancati all’appello, la maggioranza ha incassato un sì da Ferdinando Adornato, il cui gruppo dell’Udc si è invece astenuto.

I tre partiti che hanno siglato l’accordo sulla legge elettorale erano presenti in Aula con percentuali alte. Per il Pd erano presenti 270 dei 293 parlamentari del gruppo (92%), per Fi 61 su 67 (91%) e per Ncd 27 su 29 (93%). Tra gli assenti alcuni erano giustificati (tecnicamente vengono detti “in missione”) ed altri no. Per il Pd nove deputati erano in missione, come Rosy Bindi e Francesco Boccia (che sono presidenti di commissione) e diversi sottosegretari.

Per Forza Italia Antonio Martino risulta assente giustificato, mentre non lo erano Rocco Crimi, Marco Martinelli, Giuseppe Romele, Paolo Russo e Sandra Savino. Da Forza Italia è arrivata l’astensione di Fabrizio Di Stefano e il no, preannunciato, di Micaela Biancofiore, che critica il fatto che in Alto Adige si vota con un sistema diverso rispetto al resto d’Italia.

 

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