ROMA – Mario Monti insiste e fa sua una posizione che è da tempo quella di Giorgio Napolitano: serve una legge elettorale, è urgente che i partiti si mettano d’accordo e la facciano al più presto. Questione di credibilità sia davanti ai cittadini, come sostiene da tempo il Quirinale, sia davanti ai mercati, vero punto di riferimento della posizione di Monti.
Soprattutto la legge elettorale serve per offrire la via d’uscita, la possibilità delle elezioni a novembre. Possibilità che in pubblico Monti allontana dicendo che c’è ancora molto da fare da qui al 2013 e che occorre chiudere la legislatura in modo “proficuo”. Eppure l’idea di votare a novembre, evitando una campagna elettorale troppo lunga e aggressiva non dispiace al premier.
Il punto, però, è che sulla legge elettorale l’accordo ancora non c’è. E non sembra neppure in dirittura d’arrivo. Il nodo principale è quello tra collegi (voluti dal Pd) e preferenze (su cui insiste il Pdl). Ma i partiti non sono d’accordo neppure sul premio di maggioranza: il Pdl vorrebbe premiare il primo partito, il Pd la coalizione. Tutto fatto invece per il provvedimento che conviene di più a entrambi: la soglia di sbarramento che terrà fuori i piccoli partiti (5% su base nazionale, 8-10% su base regionale) spalmando qualche seggio in più su quelli più grandi. Pier Ferdinando Casini, intanto, spinge per un vertice Abc sui segretari.
Ma il leader Udc, secondo quanto scrive Francesco Verderami sul Corriere della Sera, starebbe pensando anche ad una sorta di “rete dei moderati” in grado di garantire una sostanziale continuità d’azione col governo Monti. Di spicco i nomi che ha in mente Casini, da Emma Marcegaglia a Raffaele Bonanni. Per ora il leader Udc non si espone e spiega di essere solo un “interlocutore”. Ma di tempo ce n’è.
Paradossalmente il partito più irrequieto sembra esser proprio il Pd. Il malessere ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. Da quando l’ex premier ha scelto di ricandidarsi, infatti, gli accordi con Pdl hanno frenato bruscamente, basta vedere la legge elettorale. Non solo, ha ripreso vita l’asse Pdl-Lega, almeno per quanto riguarda il semipresidenzialismo. La teoria di parte del Pd, quella vicina a Stefano Fassina, è semplice: Berlusconi prende tempo perché le elezioni ora non gli convengono. Non solo: il Cavaliere punta sul peggioramento della crisi italiana. Dal punto di vista elettorale gli converrebbe. Ma come la mettiamo per il Paese?