Legge elettorale, mozione Giachetti pro Mattarellum. Spacca Pd, scricchiola governo

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Legge elettorale, mozione Giachetti pro Mattarellum. Finocchiaro contro

ROMA – Roberto Giachetti, deputato Pd e vicepresidente della Camera, presenta alla Camera una mozione di riforma che chiede l’immediato ritorno al Mattarellum. E così spacca il Pd, mette in agitazione la maggioranza e rischia di far scricchiolare il governo di Enrico Letta.

La mediazione raggiunta in seno alla maggioranza, infatti, presupponeva il rinvio dello scontro sulla legge elettorale. Ma la mozione Giachetti agita gli animi perché propone il ritorno al Mattarellum in caso di voto anticipato. Una “proposta intempestiva“, secondo la presidente della Commissione Affari Costituzionali al Senato, Anna Finocchiaro. Una proposta sottoscritta inizialmente da 97 deputati bipartisan (da Sel al Pdl) che ha creato un putiferio.

Renato Brunetta del Pdl e vari altri esponenti del partito di Silvio Berlusconi hanno accusato Giachetti di mettere a repentaglio la vita del governo. In tanti durante la giornata spingono il vice presidente della Camera a ritirare la propria mozione. Ma lui tiene il punto e non arretra. La polemica e lo scontro, soprattutto all’interno del Pd, si infiamma. 13 firmatari, tra cui Marco Fedi, Simonia Flavia Malpezzi, Alessandro Bratti, Irene Manzi, Caterina Bini, Floriana Casellato, Ezio Primo Casati, Umberto D’Ottavio e Manfred Schullian, decidono di tirarsi indietro. Ma Giachetti non subisce e ribadisce: “Io non ritiro la mozione” e alla Finocchiaro manda a dire: “Sei stata tu a presentare al Senato un disegno di legge per la reintroduzione del Mattarellum”.

Durante le votazioni va in scena l’ennesima frattura in casa Democrat:  34 deputati – tutti i renziani, Pippo Civati e due prodiani – hanno votato contro la relazione del capogruppo Roberto Speranza che chiedeva a Roberto Giachetti di ritirare la mozione.

Al voto dell’assemblea è stata messa la relazione di Speranza che chiedeva il ritiro della mozione Giachetti o, in caso contrario, il voto contro del Pd. Un centinaio di deputati hanno votato a favore mentre si è saldato intorno a Giachetti quasi tutto il fronte di deputati renziani e dei prodiani, come Sandro Gozi e Franco Monaco. Durante l’assemblea Paolo Gentiloni si era espresso a favore di Giachetti, ricevendo l’applauso dei deputati renziani. ”Tra voti contro e astenuti – spiega al termine Gentiloni – un terzo ha votato contro la posizione di Speranza. Poi non è detto che in Aula voteranno per la mozione pro Mattarellum, o si adegueranno alla disciplina del gruppo o usciranno dall’aula”.

Ora toccherà vedere se la mozione verrà approvata o no. Se lo sarà sarà sicuramente una batosta per il governo. Enrico Letta ha detto chiaro e tondo: ”Inviterò al ritiro e in caso contrario darò parere contrario a quelle mozioni che entrano troppo nel merito” del percorso istituzionale. Quindi anche quella di Giachetti. “E’ fondamentale” che il percorso delle riforme ”cominci bene, dobbiamo partire col piede giusto, senza forzature. Motivo per il quale io inviterò al ritiro, e altrimenti darò parere contario, di alcune mozioni che entrano troppo nel merito della discussione: la mozione Giachetti, la mozione Meloni (Fdi, ndr), la mozione Nuti (M5S, ndr)”.

Questo significa che se invece la mozione verrà votata a maggioranza dalla Camera, il governo sarà battuto. E si potrebbe aprire una crisi istituzionale. Governo e M5s voteranno contro, così come Pdl, parte del Pd e Lega. Sel invece voterà a favore, così come trentaquattro deputati renziani e prodiani.

Giachetti viene ricordato per il suo sciopero della fame nella scorsa legislatura per chiedere l’abolizione del Porcellum e l’approvazione di una nuova legge elettorale. Ora ha raccolto 97 firme bipartisan, tra Pd, Sel, Scelta civica e persino il Pdl Antonio Martino, per chiedere il ripristino del vecchio sistema.

La sua mozione recita: “In questo contesto ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l’unica modifica al vigente sistema che possa coagulare in tempi brevi il consenso di un’ampia maggioranza parlamentare è il ritorno alla previgente disciplina, ovvero al cosiddetto Mattarellum”.

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