ROMA – Legge elettorale: Pdl e Udc avrebbero raggiunto un accordo per cambiarla in senso proporzionale e con il ritorno alle preferenze. Un blitz coordinato in Parlamento sarebbe sufficiente ad aggirare l’impasse, soprattutto la resistenza interessata del Pd (senza modifiche è il partito che vincerebbe a mani basse). Sono mesi che il Presidente della Repubblica invita le forze politiche a trovare una via di uscita al “porcellum” attualmente in vigore (i tecnici governano, i politici che fanno?), anche perché l’opinione pubblica, i cittadini hanno voglia di tornare a eleggere i propri rappresentanti anziché essere costretti a vidimare con una croce scelte integralmente calate dal’’alto.
Argomento ostico il sistema elettorale, si dice, poco intellegibile dall’elettore medio, soprattutto durante una congiuntura che appare senza fine. Ma un blitz, come quello descritto da Repubblica, l’abbandono alla chetichella del maggioritario che per vent’anni ha sostenuto il nostro bipolarismo muscolare, sembra un po’ troppo repentino, poco trasparente, una specie di elisir di sopravvivenza distillato negli alambicchi delle segreterie di partito al riparo di ogni possibile discussione.
Altro che accordo alto, tutti i partiti coinvolti ne escono se è possibile ancora peggio di quanto siano considerati. Il piano, elaborato a Chianciano da Cicchitto e Casini, prevede di introdurre a colpi di maggioranza il sistema proporzionale tedesco, con le preferenze e collegi piccoli, anche piccolissimi perché anche la Lega partecipi al blitz. Il proporzionale, che Casini ha sempre propugnato, servirebbe a evitare il formarsi di solide maggioranze e poter essere della partita anche con la nuova legislatura. Con le preferenze si scongiurerebbe anche la minaccia scissionista degli ex An che di larghe maggioranze, o accordi bipartisan non vogliono sentir parlare.
Il ritorno al proporzionale potrebbe far comodo anche alla leadership di Bersani: senza indicazione preventiva del premier, le primarie non avrebbero più senso. Insomma un paracadute anti-Renzi. Contro Bersani e il Pd, si proverà a limitare al massimo il premio di maggioranza: “Il 15% al partito vincente? Troppa grazia” ammette Cicchitto. Nel Pd sono già sul piede di guerra i pasdaran del maggioritario, i Prodi e i Parisi, fautori del ritorno al Mattarellum. E le preferenze? Nel Pd, l’opinione prevalente, ma non esclusiva, è che siano il male assoluto.
Perché, specie al sud, verrebbe percepita come una pericolosa esposizione alle infiltrazioni della criminalità. Si teme la lievitazione dei costi delle campagne elettorali, per cui chi più spende più ha possibilità di vincere. Si teme il ritorno in grande stile del voto di scambio. Si teme, ma questo i Democratici non lo dicono, che un candidato outsider possa sbaragliare sul territorio il capogruppo o il maggiorente imposto dalla segreteria.
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