Legge elettorale, Unità Repubblicana: “Italicum come la Legge Acerbo del 1923”

Legge elettorale, Unità Repubblicana: "Italicum come la Legge Acerbo del 1923"
Legge elettorale, Unità Repubblicana: “Italicum come la Legge Acerbo del 1923”

ROMA – L’associazione Unità Repubblicana, in vista del voto sulla riforma della legge elettorale (il cosiddetto “Italicum”) ha inviato una lettera preoccupata ai parlamentari. Fra i cambiamenti che allarmano l’associazione c’è il premio di maggioranza che attribuirà il 55% dei seggi alla lista che otterrà almeno il 40% dei voti. Secondo Unità Repubblicana si tratta di una “evidente e significativa alterazione del corretto principio della rappresentanza.

Per l’associazione l’obiettivo della “governabilità” era anche quello di un’altra legge elettorale, la legge Acerbo, che garantiva i due terzi dei seggi al partito che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti. Era il 1923 e, fa notare Unità Repubblicana, da allora non si ebbero problemi di governabilità per un ventennio. Questo il testo della lettera:

“Caro Onorevole,
nei prossimi giorni sarà chiamato ad esprimere il suo voto per l’approvazione della nuova legge di riforma del sistema elettorale.
La legge elettorale non è una legge qualsiasi. Stabilisce le regole in base alle quali si definisce la rappresentanza popolare nel Parlamento. Essa è, quindi, dopo la Costituzione, la legge che fissa i criteri fondamentali per la corretta articolazione della vita democratica. Ogni sua modifica merita un’attenta e meditata riflessione.

Il testo di legge al Suo esame prevede che alla lista che dovesse ottenere il 40% dei voti andrà assegnato più del 55% dei seggi: una evidente e significativa alterazione del corretto principio della rappresentanza!
Questa proposta è giustificata dai suoi proponenti con la necessità di garantire la governabilità. È lo stesso obiettivo che si pose nel 1923 il Governo dell’epoca, facendo approvare una legge elettorale, nota come legge Acerbo, dal nome del suo estensore, che prevedeva di assegnare alla lista che avesse ottenuto il 25% dei voti i 2/3 del Parlamento. Quella legge fu approvata e garantì per quasi vent’anni la governabilità del Paese. Non crediamo di dover aggiungere altro sui nefasti risultati di quella esperienza.

La legge oggi al vostro esame si muove nella stessa logica e con lo stesso obiettivo della legge Acerbo del 1923.
Non sfuggirà a Lei, rappresentante del popolo, che il problema della governabilità, come in tutti gli altri Paesi dell’occidente, non si risolve alterando i sistemi elettorali, ma mediante altri meccanismi, anche, al caso, costituzionali.

La legge elettorale in uno Stato democratico deve garantire che il Parlamento rappresenti il popolo sovrano. I cittadini delegano ai parlamentari la loro rappresentanza. Se si altera questo principio si viola il diritto all’eguaglianza politica sancito dalla Carta Costituzionale.

Vorremmo che Lei non dimentichi un altro storico precedente, il tentativo di modificare la rappresentanza popolare, proposto nel 1953, quando fu introdotta una legge elettorale che assicurava un premio di maggioranza alla coalizione di partiti che avessero ottenuto il 50% dei voti più uno. Quella legge, pur alterando il principio di rappresentanza, rispettava il principio della maggioranza. Eppure fu definita “legge truffa” e fu violentemente attaccata da uomini come Parri, Calamandrei, Lussu, per citare soltanto alcuni degli uomini politici più rappresentativi della storia italiana.

Allora si disse che quella legge era integralmente reazionaria e che avrebbe riportato l’Italia ad un nero passato. Cosa direbbero oggi quegli uomini di fronte a questo tentativo di modifica della legge elettorale, che spinge verso il partito unico e assegna la maggioranza del Parlamento a chi ha ottenuto la minoranza dei voti?

Su tutto questo La invitiamo a riflettere. Lei, come giustamente prescrive la Costituzione, esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato e nell’interesse di tutto il popolo italiano. Non si renda responsabile di questa offesa alla libertà collettiva. Voti no a questa legge. Non accetti il ricatto che qualcuno le sta ponendo. Noi cittadini italiani facciamo affidamento su di Lei”.

Il comitato direttivo dell’Associazione

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