Legge elettorale ai litigi finali, con nodo voto anticipato. Ma ecco cosa cambia

Enrico Letta (Foto Lapresse)

ROMA – La nuova legge elettorale potrebbe essere pronta entro ottobre. Il condizionale è d’obbligo, visto il susseguirsi incessante di annunci e smentite. Quanto meno un testo base sarà pronto per il 29 agosto, quando si riunirà la commissione competente al Senato.

Per Enrico Letta, del Pd, l’accordo è quasi fatto. Ma se Letta si mostra ottimismo, dicendo che l’accordo è “a portata di mano” (dopo aver addirittura annunciato, salvo poi correggersi, che l’accordo era “già fatto”), Fabrizio Cicchitto, Pdl, chiarisce “I tempi sono molto stretti. Il filo di un confronto non si è interrotto, ma sulle varie ipotesi in campo dovrà esercitarsi la riflessione delle forze politiche e parlamentari”. E Maurizio Gasparri, sempre Pdl, rincara la dose, dicendo che è ancora tutto in alto mare.

Ma vediamo i punti dell’intesa.

Impianto proporzionale corretto: il nuovo sistema elettorale sarà un sistema proporzionale con una correzione maggioritaria nelle circoscrizioni, sul modello dei sistemi tedesco e spagnolo. Potrebbe essere suddiviso tra 50% di collegi uninominali e 50% di liste bloccate, o di due terzi di collegi e di un terzo di liste bloccate. Letta ha ribadito che “il Partito Democratico preferisce i collegi, ma pur di cambiare sistema è pronto a ragionare anche sulle preferenze”.

Collegi uninominali e circoscrizioni: sui collegi sembrerebbe averla spuntata il Pd contro il Pdl 3e l’Udc che chiedevano le preferenze: quindi i collegi dovrebbero essere assegnati al candidato più votato. I candidati delle liste circoscrizionali potrebbero essere eletti con le preferenze.

Premio di maggioranza: il Pd vorrebbe che venisse assegnato alla coalizione, ma pare aver ceduto al Pdl, che lo vuole assegnato al partito. Il Pd avrebbe ottenuto che l’ammontare del premio sia del 15%, e non del 10 o 12% come voleva il Pdl. Secondo quanto risulta finora, al primo partito sarà assegnato un premio “di governabilità” che dovrebbe oscillare tra il 10 e il 15%.

Listini bloccati: nelle circoscrizioni, che saranno piccole (come in Spagna), il 30% circa dei parlamentari verrà scelto dalle liste bloccate di 4 o 5 candidati.

Soglia di sbarramento: sarà del 5% a livello nazionale: quindi i partiti che non raggiungeranno questa soglia di consensi non entreranno in Parlamento a meno che non abbiano consensi molto alti in almeno 3 circoscrizioni.  Per i partiti che raggiungeranno l’8% in almeno tre Regioni, però, l’ingresso in Parlamento viene per così dire “agevolato”.

Il nodo elezioni anticipate. Il tema del voto anticipato è strettamente intrecciato all’approvazione della nuova legge elettorale. In caso di intesa e di approvazione lampo della nuova legge, si potrebbe andare al voto alla fine di novembre. Pierluigi Bersani (Pd) e Pierferdinando Casini (Udc) sarebbero d’accordo. Ora tocca a Silvio Berlusconi (Pdl) dire se il voto a novembre lo interessa.

Fino ad oggi indicato come il più strenuo difensore della scadenza naturale della legislatura,Berlusconi, secondo alcuni, avrebbe  cambiato idea, dando un sostanziale via libera, qualora il Quirinale decidesse in questo senso, al voto in autunno.

Ad annunciare la svolta di Berlusconi è ”Il Foglio” di Giuliano Ferrara che cita ”una fonte importante del Pdl” secondo cui ”oggi Berlusconi non ha più nulla in contrario ad andare a votare prima, anche  entro la fine dell’anno”. Un’ altra fonte, sentita dall’Ansa, conferma che l’ex premier si sta facendo tentare dal sì alle elezioni, nella convinzione di poter colmare il gap che divide il pdl dal pd ripetendo l’impresa della rimonta su Prodi del 2006 (nove punti percentuali in pochi mesi) che lo portò a un sostanziale pareggio.

Altri fedelissimi berlusconiani, però, sono più prudenti: Osvaldo Napoli, ad esempio, esclude che Berlusconi voglia davvero sfidare la sorte: lo frenerebbero i sondaggi che danno il Pdl ancora parecchio indietro e la convinzione che Monti debba completare il suo lavoro arrivando al 2013.

Di sicuro resta il fatto che l’addio al “Porcellum” (l’attuale legge elettorale) è la pre-condizione posta dal presidente Giorgio Napolitano per valutare l’opzione del voto anticipato.

 

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