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Legge Gelmini in dirittura d’arrivo al Senato. Gli studenti: “Protesta al Quirinale”

di Alessandro Avico |21 Dicembre 2010 12:13

E’ prevista una giornata di fuoco su due fronti per domani 22 dicembre. Da un lato la discussione e l’approvazione della riforma Gelmini (la discussione è ripresa oggi martedì 21 dicembre), dall’altro la manifestazione degli studenti a Roma. Una manifestazione che potrebbe essere addirittura peggiore di quella del 14 dicembre, quando alla Camera e al Senato si discuteva della fiducia a Berlusconi. Questa volta la manifestazione sarà più organizzata, più corposa e potenzialmente più pericolosa perchè è alto il rischio di infiltrazioni di Black Bloc. La Digos è sotto allerta anche perchè gli studenti hanno annunciato di protestare anche di fronte al Quirinale.

Sul fronte “politico” invece il Governo cerca un blitz per chiudere già oggi l’approvazione del ddl sulla riforma dell’Università. A tentarlo sarà la maggioranza, che vuole evitare di arrivare al voto nel giorno nel quale sono già in programma cortei di protesta da parte degli studenti davanti a Palazzo Madama. Da Pd e Idv però nessuna apertura al dialogo su questo fronte, anzi gli emendamenti dell’opposizione rimangono 850, più 18 ordini del giorno. Il Terzo polo invece va verso una libertà di scelta tra i partiti che lo compongono, con Fli che dovrebbe quindi votare a favore, l´Udc opporsi e l’Api astenersi. Sembra comunque esclusa la fiducia. Ad affermarlo è il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello: “Non ci sarà nessuna particolare accelerazione – ha sottolineato parlando con i cronisti -, andiamo avanti tranquilli, nel rispetto dei tempi. Faremo il punto stasera”.

Lunedì è iniziato al Senato il rush finale della riforma Gelmini. Lega e Pdl vogliono adesso chiudere in fretta: “Abbiamo già chiesto il contingentamento dei tempi, speriamo un una disponibilità da parte dell’opposizione a ritirare gli emendamenti”, dice il vice capogruppo del Pdl, Gaetano Quagliarello. Tra i deputati della maggioranza circola pure l’ipotesi di richiesta di fiducia sul ddl da parte del governo. Il ministro Mariastella Gelmini smentisce, ma non esclude nulla: “La fiducia al momento non è stata presa in considerazione – dice – Credo che se vi è la volontà politica, c’è lo spazio per approvare il provvedimento senza ricorrervi”.

Il primo colpo di scena al Senato è arrivato lunedì quando per la discussione generale la riforma Gelmini. all’inizio dei lavori, fissato per le ore 11, è mancato il numero legale. Risultato? La discussione è stata rinviata alle ore 11,30. Che sia un preludio anche per la giornata del 22. Stavolta l’opposizione sarà, o perlomeno, dovrebbe ssere ferma e decisa a votare il no. Anche se potrebbe non bastare, non ci dovrebbero essere infatti molte sorprese sull’approvazione della riforma. Le sorprese potrebbero giungere dalla piazza, il rischio è alto e le parole di Gasparri di questi giorni, oltre all’idea del Daspo per i manifestanti, non hanno fatto altro che accrescerlo.

Fuori dal Senato gli studenti stanno decidendo le modalità della protesta. Sono previste assemblee e riunioni dei collettivi in tutti gli atenei. E sono ancora forti le polemiche dopo le parole del presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri sull’opportunità di arresti preventivi contro gli studenti violenti. A Palermo è tutto pronto per il quarto “Blocchiamo tutto day” organizzato per mercoledì prossimo dagli universitari e dal movimento “Studenti medi” delle superiori.

Aggirare la zona rossa, confondere la polizia e assediare i ministeri. In esclusiva sul sito web del quotidiano Il Tempo (www.iltempo.it) un file audio dell’assemblea degli studenti dell’Università La Sapienza rivela la strategia del movimento per la manifestazione di domani. Nel mirino del corteo c’è il ministero dell’Istruzione in viale Trastevere: ”Vogliamo rilanciare un conflitto sociale più ampio, della zona rossa ce ne freghiamo alla grande, dobbiamo puntare su altri obiettivi, dobbiamo spiazzare le forze dell’ordine e tutto il sistema mediatico. Assedieremo altri palazzi, come ad esempio il ministero della Pubblica Istruzione”.

Anche questa volta, mentre il ddl sulla riforma dell’università sarà in discussione al Senato, i ragazzi scenderanno in piazza per manifestare il loro dissenso non solo contro la riforma dell’università, ma anche contro il governo. Dal canto suo il ministro Mariastella Gelmini, in una nota, ha invitato tutti ad abbassare i toni e a recuperare “senso di responsabilità e misura”, con l’augurio, ha aggiunto la titolare di viale Trastevere, che stavolta “l’approvazione della riforma avvenga in un clima diverso da quello violento degli ultimi giorni”.

Sui social network la discussione sugli scontri a Roma continua a tener banco. Il tema della violenza è all’ordine del giorno. Specie dopo le parole dell’esponente del Pdl Maurizio Gasparri. “La violenza darà l’alibi a questo governo disperato per fare qualsiasi cosa”, scrive Filippo sulla bacheca Facebook del Popolo Viola. Una frase presa tra le tante scritte da quanti chiedono al movimento una reazione che “spiazzi il governo” e quanti hanno soffiato sul fuoco in questi giorni. Insomma la parola d’ordine per molti è quella di non dare alcun pretesto per criminalizzare il movimento degli studenti. C’è addirittura chi, come Claudia, propone di regalare fiori ai poliziotti, come gli hippies negli anni ’60 (“mettete dei fiori nei vostri cannoni”).

Rimbalza poi su blog e social network la “lettera aperta” che un poliziotto, Maurizio Cudicio, della questura di Trieste rivolge agli studenti che “che mercoledì andranno in piazza”. “Io poliziotto, sono figlio e padre, e quando finisco di lavorare torno a casa dalla mia famiglia”, scrive Cudicio nella missiva pubblicata sul sito Grnet.it, il portale di informazione indipendente del comparto Difesa e Sicurezza. “Mia moglie mi chiama al cellulare e mi dice di non fare tardi. Io la tranquillizzo e le dico che tornerò prima possibile. Passano le ore e mi ritrovo in ospedale con la testa rotta. Studente, mi rivolgo a te, io sono consapevole che non sei stato tu, tu hai tutte le ragioni del mondo di manifestare per i tuoi diritti, ma quello che non sai forse è che noi poliziotti siamo con voi, siamo dalla vostra parte e non siamo contro nessuno. Noi rappresentiamo lo Stato quando ci vedete in strada – continua la lettera -, ma credimi siamo orgogliosi di farlo, noi amiamo il nostro lavoro ma siamo in piazza anche per voi. Non siamo lì per divertimento e facciamo di tutto, credimi studente, di tutto, per evitare che qualcuno si faccia male. Certo gli ordini sono ordini e noi siamo obbligati ad eseguirli, ma sappiamo benissimo dove dobbiamo fermarci per il bene nostro e vostro”.

Le reazioni a questa lettera sono le più disparate. “Sì una bella lettera… vorrà dire che gli sbirri al G8 a Genova STAVANO TUTTI DALLA NOSTRA PARTE!!! ma per piacere!!!!!” reagisce Corrado. Molti invece mostrano di apprezzare il gesto e c’è addirittura chi, ricordando il corteo dei poliziotti di fronte alla villa del premier ad Arcore contro i tagli alla difesa, invoca una sorta di ammutinamento. “Poliziotti unitevi a noi nella protesta, d’altronde anche voi dovete far fronte a tagli delle risorse”.

Numerosi infine i riferimenti alle esternazioni dei politici di questi giorni. Tra i più citati ci sono Gasparri, il ministro dell’Interno Maroni, che nei giorni scorsi ha suggerito di inserire nel dl sicurezza il daspo (il divieto di accesso alle manifestazioni sportive) anche agli eventi di piazza e ai cortei. Ma soprattutto Ignazio La Russa. Il ministro della Difesa alla trasmissione Annozero ha difeso l’operato delle forze dell’ordine e ha duramente attaccato al movimento degli studenti (“Siete dei vigliacchi”). Molti utenti rilanciano su Facebook articoli e video che ricostruiscono una vicenda del 12 aprile 1973 quando, durante la manifestazione indetta dal Movimento sociale “contro la violenza rossa” a Milano, furono lanciate due bombe a mano che uccisero il poliziotto Antonio Marino di 22 anni. La Stampa indicò il nome dell’attuale ministro tra i “responsabili morali” di quell’episodio. Il ministro peraltro si è difeso ad Annozero: “Ero dal prefetto di Milano insieme ai deputati dell’Msi quando questi ci diede la notizia della morte del giovane”.

Infine c’è un dettaglio finora è sfuggito delle ultime due manifestazioni, quella del 14 dicembre e quella del 25 novembre: non erano autorizzate. Non secondo i modi previsi dalla legge. Dalla Questura ci tengono a sottolinearlo perché la settimana che si apre contiene troppe incognite e le forze dell’ordine questa volta non si faranno cogliere di sorpresa come martedì scorso in caso di violazione della zona rossa e non avranno più gli atteggiamenti di tolleranza del passato, dicono. Il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha chiesto al capo della Digos di avviare una trattativa con gli studenti per concordare un percorso e rispettare la necessità di preavviso voluta dalle norme.

Il contatto, come scrive Flavia Amabile per La Stampa, avverrà in tempi strettissimi ma nel frattempo gli altri tasselli di questa delicatissima situazione si andranno componendo con altrettanta fretta. Gli studenti si riuniranno in assemblea per concordare le iniziative di lotta di domani e soprattutto di dopodomani, mercoledì 22. Nel frattempo al Senato intorno alle 11 di stamattina la riforma dovrebbe arrivare in aula. Il governo intende approvare in via definitva il provvedimento entro le 14 di mercoledì ma ci sono centinaia di emendamenti da esaminare, per riuscirci dovrà ricorrere ad alcuni espedienti: il contingentamento dei tempi per l’esame di ciascun emendamento e, in ultimissima analisi, la fiducia.

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