Legge no rave: la rifanno. Era fatta coi piedi, anche se Meloni ci ha messo la faccia Legge no rave: la rifanno. Era fatta coi piedi, anche se Meloni ci ha messo la faccia

Legge no rave: la rifanno. Era fatta coi piedi, anche se Meloni ci ha messo la faccia

Qualunque sia stata la fonte del dirottamento, da una legge anti rave la nuova maggioranza e il nuovo governo son finiti a fare una legge anti raduni. Una legge, un Decreto legge che punisce con da tre a sei anni di reclusione chi organizza o promuove “invasione” luoghi pubblici o privati in maniera da compromettere ordine pubblico. Cinquanta persone ad “invadere” ed ecco il reato, pesantemente punito. Reato nuovo di zecca. Contro i rave? Non c’è scritto nel Decreto, la legge che hanno fatto potrebbe essere usata contro i rave, certo. Ma anche contro ogni volta e ogni luogo in cui 50 persone “invadono”. La prova che questo non sia un sospetto maligno e pignolo è venuta subito dallo stesso ministro degli Interni che si è affrettato a precisare: “La applicheremo solo contro i rave”.

Quindi ammette, con quel “solo”, che potrebbe essere applicata anche contro altro. La contro prova viene dall’ammissione, sempre da parte della maggioranza e del governo, che la legge dovranno rifarla. Rifarla dopo 24/48 ore averla fatta. Rifarla affidando il compito al Parlamento. Parlamento che dovrà in quella legge ad esempio scrivere la parola “rave” e dovrà fare i conti col fatto che una legge che preveda nuovo reato con pene così pesanti autorizza intercettazioni. Intercettazioni sul e nel mondo giovanile e nell’universo delle trasgressioni? Parlamento che dovrà dire quel che il governo, per fretta o sciatteria o per eccesso di zelo securitario, non ha detto: reato semmai è organizzare e promuovere rave illegali e pericolosi, rave, non raduni. Perché raduni in Italia non può far rima con reato.

Manifesto Ni Vax

Legge anti rave scritta coi piedi, maggioranza di fatto reo confessa di averla scritta così, diciamo…di getto. Ma Giorgia Meloni ha fatto in tempo a metterci la faccia, a rivendicarla con orgoglio. Quella del rivendicare con orgoglio oltre che una posa sta diventando una cifra della Meloni premier. Rivendica il manifesto Ni Vax articolato in condono dimostrativo a medici e infermieri No Vax, damnatio memoriae delle mascherine, revisionismo anti Green Pass, anti lockdown, anti chiusure e limitazioni attività contro il contagio. Manifesto del rancore e soprattutto manifesto, segnale che la musica è cambiata: con la Meloni premier il Covid è malattia privata, non emergenza pubblica.

Manifesto Ni Vax che la Meloni incolla alle mura perimetrali della nazione (la destra dice nazione e non paese) con robuste pennellate di bugie su numero medici recuperati al lavoro, numero morti di Covid, quantità delle restrizioni in Italia. Meloni premier rivendica con orgoglio, mette la faccia su due o tre cosette iniziali fatte coi piedi. E sembra voler proseguire in questa cifra di governo, ha annunciato di mettere la faccia con orgoglio nella campagna anti Bolkenstein. Abusivi di ogni attività ringraziano il ribadire la ferma difesa del principio secondo cui chi ha occupato uno spazio pubblico se lo tiene per usucapione e tiene fuori chiunque altro voglia infastidirlo con questa strana oscenità detta concorrenza. Sui rave una legge inutile (volendo si possono sciogliere e si possono punire organizzatori e sequestrare impianti con le legge di prima, come palesemente dimostrato proprio dalla vicenda di Modena), sbilenca e sospetta di aver mostrato che alla Destra sfugge la misura.

Meloni, non è un sei al Superenalotto

Sulla pandemia provvedimenti di bandiera, segnali di rivalsa pro mondo Ni Vax e anche un po’ più in là. Viaggio, il primo, ai tavoli Ue con in tasca e visibile la promessa di garanzia per le lobby più aggressive in patria, aggressive nella pretesa della loro intoccabilità. Contorni, i piatti forti del nuovo governare devono ancora venire (pensioni, legge bilancio, tasse, energia…). Ma dal sapore chiarissimo di questi contorni la certezza per il palato che ci eravamo, ci stavamo immaginando un piatto che non c’è. Giorgia Meloni e cioè la cultura e la militanza della Destra (inversamente proporzionali in intensità) che al tocco magico e miracoloso del premierato diventano pragmatismo efficiente e perfino decisionismo ponderato. Avere un premier investito direttamente da mandato elettorale e capace di tenere al guinzaglio la demagogia del populismo di destra e insieme di rompere con il consociativismo immobile della sinistra…Giorgia Meloni premier come un sei o almeno un cinque al Superenalotto, comprensibile averlo sperato, speranza già erosa da graffi e graffietti sui quali la realtà ha…messo la faccia.

 

Gestione cookie