Legge Severino, Corte Costituzionale conferma sospensioni incarichi anche in Regione

Legge Severino, Corte Costituzionale conferma sospensioni incarichi anche in Regione
Legge Severino, Corte Costituzionale conferma sospensioni incarichi anche in Regione

ROMA – Un consigliere regionale o un governatore della Regione che sono condannati penalmente, anche se non in via definitiva, non possono ricoprire ruoli e incarici pubblici. La Corte Costituzionale nella sentenza numero 276 depositata il 16 dicembre 2016 sancisce la conferma della Legge Severino che prevede così la incandidabilità e la sospensione dall’incarico anche per il Presidente e i componenti di un Consiglio Regionale in caso di una condanna penale.

Per gli amministratori locali previste dalla legge Severino hanno “natura non punitiva” e quindi non sono assoggettabili al “principio di irretroattività valido per le pene e per le misure amministrative di carattere punitivo-afflittivo”. Né le diverse misure previste dalla norma per i parlamentari e amministratori di enti locali configurano una disparità di trattamento, perché queste figure operano a un diverso “livello istituzionale e funzionale”.

Respinti anche i rilievi sull’eccesso di delega. Queste le motivazioni per cui la Corte Costituzionale ha rigettato in parte come inammissibili e in parte come infondate le questioni di legittimità sollevate sulla legge Severino dalla Corte d’appello di Bari, in relazione alla posizione del consigliere regionale Fabiano Amati, e dal Tribunale di Napoli in relazione al presidente della Regione Vincenzo De Luca. I contenuti essenziali della decisione erano già stati comunicati il 5 ottobre, dopo l’esame della causa, mentre il 16 dicembre è stata depositata la sentenza redatta dal giudice Daria De Pretis.

Per leggere la sentenza integrale della Corte Costituzionale numero 276 – ANNO 2016 clicca qui.

La sentenza numero 276 2016 della Corte Costituzionale

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