Crisi governo: Letta media con i finiani e prepara la “bozza d’intesa”, Scajola progetta la riforma elettorale

Pubblicato il 9 Dicembre 2010 - 09:40 OLTRE 6 MESI FA

Gianni Letta

A cinque giorni dal voto di fiducia prende forma una mediazione tra Pdl e Fli. A farsi mediatore, come di consueto, è Gianni Letta che sta mettendo su una vera e propria “bozza” di accordo tra ex alleati. Dentro ci sono molti punti già fissati: da un accordo sulla politica economica, all’approvazione del federalismo fiscale, alla riforma del sistema elettorale. A quest’ultima sta lavorando Claudio Scajola: una riforma che, come scrive Verderami, prevede la soglia al 45% per ottenere il premio di maggioranza alla Camera; l’introduzione del premio calcolato su base nazionale al Senato; il ritorno della preferenza. Quello che manca all’accordo tra Pdl e Fli, però, e che potrebbe rendere vano il lavoro fin qui svolto, sono le reciproche “garanzie” e, soprattutto, un’intesa sull’iter della sfiducia.

Per quanto riguarda le “garanzie reciproche”, la questione è questa: Berlusconi, e quindi Letta, vorrebbero che i finiani firmassero una specie di accordo siglato tra “ex” che metta nero su bianco la lealtà dei finiani a un nuovo governo targato Berlusconi e garantisca il percorso della crisi. Ma Gianfranco Fini ancora ieri, come scrive Verderami sul Corriere, è stato chiaro: “La precondizione è che Silvio si dimetta. Per il resto, niente documenti, deve giocare a fidarsi. Altrimenti il 14 si vota. E se non ha i numeri, o riesce ad ottenere le elezioni o si va a un nuovo governo”. E’ questo, infatti, il nodo cruciale. I finiani vorrebbero che il premier presenti in Parlamento il suo programma, ottenga l’apertura dei finiani, e prima del voto di fiducia salga al Colle per dimettersi, in modo che entro 72 ore riceva il reincarico. Su questo punto, però,  non c’è accordo. Ed è proprio qui che si è arenata la bozza di accordo di Letta. Perché Berlusconi ha un altro piano in mente: vuole il voto delle Camere, la prova di lealtà dei finiani, almeno la loro astensione, per poi solo dopo passare da Napolitano e ottenere semmai un rimpasto, non un nuovo esecutivo.

La distanza su questo punto sembra quindi insanabile. Ma Letta continua a essere ottimista. Forse perché sa che Berlusconi vuole evitare a tutti i costi le urne e poi perché entrambi sperano di inserirsi nelle vistose crepe che animano Fli. Quelle, ad esempio, prodotte dalle parole del finiano Moffa, secondo cui “non è indispensabile che Berlusconi si dimetta” per dar vita a “un patto che porti l’Italia fuori dalla crisi”. Il premier, infatti, non cede alle pressioni per dimettersi perché “bisognava tenere la posizione per far esplodere le contraddizioni nel Fli, e far saltare sul nascere il terzo polo”.

La soluzione al problema potrebbe arrivare anche oggi: sarà una giornata campale, infatti, in cui sia i vertici del Pdl che quelli di Fli si riuniranno per decidere cosa fare. Aspettando, ovviamente, l’alba del 14 dicembre.