Lettera legista a Napolitano: “Lei è comunista, io padano. Mi arresti”

MANTOVA – Il capogruppo della Lega al Comune di Mantova, Luca de Marchi, ha inviato una lettera aperta al “presidente comunista”, invitandolo a mandare qualcuno ad arrestarlo in quanto padano. Nella lettera, pubblicata dalla Gazzetta di Mantova, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano viene invitato a farsi da parte e a non parlare della secessione, pensando piuttosto allo “schifo della sua Napoli”.

Ecco il testo integrale della lettera:

La secessione è un sogno e non si arrestano i sognatori, caro presidente della Repubbli­ca. Che poi i sogni siano realizzabili o meno, è un altro discorso di cui il capo dello Stato non si dovrebbe occupare. Si occupi piuttosto della sua sudicia Napoli che, al contrario del resto d’Italia, non riesce a smaltire i propri rifiuti dovuti ad eccesso di consumi pagati da chi? In buona parte dai padani che lavorano sodo e che, in cambio, ricevono sputi e sfottò. Invece siamo un Paese sfigato perché la metà di esso produce più del resto d’Europa e l’altra metà tira a campare alle sue spalle.

Noi padani ci siamo sempre comportati civilmente, sopportando con pazienza perfino gli insulti di Roberto Saviano, quello di Gomorra, che ha dipinto la Lombardia quale terra di mafia e ‘ndrangheta, come se i picciotti non fossero importati dal Sud, ma allevati in Valtellina e in Valbrembana. Lei, caro presidente, dovrebbe avere la delicatezza di non nominare invano la secessione e sapere che non sono i leghisti a minacciare la sopravvivenza dello Stato, ma i lazzaroni che sfruttano il Settentrione e gli sputano addosso.

La Padania non è vero sia un luogo della fantasia leghista ma è un’espressione geografica autentica, come ha precisato sul Giornale il professor Stefano Bruno Galli. Non capisco perché si continui a questionare sul punto. La Padania c’è. D’altronde se c’è la Valpadana, dove si addensa la nebbia segnalata dai bollettini meteorologici, se c’è il Grana padano, se c’è il Gazzettino Padano , ci saranno anche i padani, perdio. E allora la si smetta di prenderli in giro e, semmai, vengano ringraziati perché sono la spina dorsale di un Paese che da Roma in giù ne è privo.

Rifletta Presidente, e magari mandi le manette per arrestarmi, piuttosto sul comunismo di cui lei è stato per decenni un baluardo. Quello sì era un pericolo non solo per la democrazia rappresentativa (la dittatura del proletariato mica l’ho inventata io) ma anche per il sistema delle alleanze occidentali di cui l’Italia era una colonna, mentre il suo Pci faceva l’occhiolino all’Urss, nostra nemica nella Guerra Fredda. Lei per questa sua scelta di allora, sbagliata e secondo me illegittima, fu forse intimidito dal Quirinale? Macché! La dittatura del proletariato le ha addirittura spianato la strada per il Quirinale. Parole tratte dal Vittorio Feltri a libera interpretazione del sottoscritto.

Luca de Marchi

Capogruppo Lega Nord Mantova

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