Levante contro Pillon della Lega che vuole bloccare legge Zan contro omofobia: “Inizi una terapia che la aiuti”

Levante si schiera contro Simone Pillon, il senatore della Lega che in parlamento guida il fronte che si oppone alla calendarizzazione della legge Zan contro l’omofobia in Senato. Prima di lei si erano opposti all’ostruzionismo del Carroccio sia Fedez, sia Elodie.

Levante contro la Lega: “Ognuno ha il diritto di essere chi vuole”

“Ognuno ha il diritto di essere chi vuole” ha scritto la cantante Levante su Twitter. Il provvedimento contro l’omofobia è stato già approvato alla Camera il 4 novembre scorso. Ora però, il partito di Matteo Salvini non vuole che a Palazzo Madama venga discusso.

Lo schieramento anti-legge Zan è guidato dal senatore leghista Pillon. Levante, sempre su Twitter ha scritto:  “@SimoPillon, non è mai tardi per iniziare un percorso di terapia che la aiuti a comprendere l’importanza dell’altro, il diritto dell’altro a essere chi vuole (liberamente) e il dovere di uno Stato a tutelarne la libertà”.

Anche Elodie e Fedez contro Simone Pillon

Fedez aveva indirizzato questo messaggio a Pillon sempre via social: “Senatore Simone Pillon (Lega), non blocchi la legge Zan contro l’omotransfobia”.

Queste le parole di Fedez: “Le dico una cosa da padre, signor Pillon. Io ho un figlio di tre anni che gioca con le bambole”. 

“Questa cosa non desta alcun tipo di turbamento in me, e non desterebbe alcun tipo di turbamento in me nemmeno su un giorno dovesse avvertire l’esigenza di truccarsi, di mettersi il rossetto, di mettersi lo smalto o una gonna, perché mio figlio ha il diritto di esprimersi come meglio crede”. 

“Al contrario, la cosa che mi destabilizzerebbe un po’ è sapere che vive in uno Stato che non tutela il suo sacrosanto diritto di esprimersi in piena libertà, cercando di arginare le dinamiche discriminatorie e violente che molto spesso si verificano in questo Paese. Questo per me è una priorità“.

Elodie era stata più dura e sui social, nei giorni scorsi aveva scritto: “Siete indegni, non dovreste stare in Parlamento“. 

 

 

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