Liberalizzazioni, Pdl minaccia: “Senza dl sul lavoro Monti rischia”

ROMA, 23 GEN – Il governo incassa l'apprezzamento del commissario europeo all'Economia, Olli Rehn sul decreto sulla liberalizzaizoni, mentre i partiti mettono nel proprio mirino banche, assicurazioni ferrovie e autostrade, che non sarebbero state sufficientemente toccate dal decreto.

Ma a mettere a rischio quest'ultimo e' la minaccia del Pdl di porsi di traverso a questo provvedimento se il governo non interverra' con un decreto e non con un disegno di legge anche sul lavoro.

In serata il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricala' mostra un certo ottimismo e afferma che ''Bisogna andare in Parlamento e vedere come si svolge la discussione. Non credo ci saranno tante modifiche perche' prima del decreto abbiamo consultato le principali parti politiche che appoggiano il governo, naturalmente il Parlamento e' sovrano''.

Sul possibile ricorso al voto di fiducia Catricala' si limita ad osservare come ''per ora il Consiglio dei ministri non si e' espresso, la domanda e' prematura. Attualmente non c'e' un orientamento ne' in uno modo ne' in un altro. Noi speriamo di andare in Parlamento ed ottenere il consenso necessario''.

Il partito guidato da Angelino Alfano si e' fatto tradizionalmente garante delle professioni, tanto da averle difese in sede parlamentare quando si e' parlato di liberalizzazioni: per esempio nella primavera 2006, davanti alle 'lenzuolate' di Bersani, o nel luglio scorso, quando Tremonti tento' di inserire nella manovra un emendamento che favorisse la concorrenza.

Oggi accetta malvolentieri il provvedimento di Monti, come ribadisce il vicecapogruppo alla Camera Osvaldo Napoli. Quello che non va giu' in nessun modo e' che sul proprio elettorato di riferimento il governo interviene con un decreto (che e' immediatamente vigente), mentre sul lavoro, cioe' sui sindacati, sia stata oggi annunciata la via del ddl, che entra in vigore dopo il si' di entrambi i rami del Parlamento.

Di qui la minaccia di Gaetano Quagliariello: se il governo ''dopo aver investito con un decreto il tema delle liberalizzazioni, per giunta con l'esplicito invito ad astenersi da modifiche in sede di conversione'': se non fara' altrettanto con il lavoro, ''non potranno non esserci conseguenze'' sul decreto che da mercoledi' e' in Senato. E anche il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha espresso ''perplessita'' per i due criteri diversi adottati. Tanto da fargli dire che sulle liberalizzazioni ''alcune materie richiedono modifiche'', specie quelle sui professionisti, decine dei quali siedono tra gli scranni del Pdl. Quanto al merito un po' tutti chiedono maggior incisivita' in alcuni settori. Secondo Rosy Bindi, presidente del Pd, ''c'e' poca determinazione sulle farmacie, debolezze su banche, assicurazioni, trasporti''.

''Ci saremmo aspettati qualcosa in piu' su benzina, banche, assicurazioni'', spiega Maristella Gelmini. Il piu' liberista di tutti, poi, e' Antonio Di Pietro che da' la sua ricetta: scorporo della rete ferroviaria e trasformazione di Trenitalia ''in una semplice societa' tra le altre'', e ''stessa fine dovrebbe fare l'Anas''. Sull'energia, oltre ad intervenire su Snam bisogna togliere a Eni il monopolio dei depositi di gas. E poi ''piu' coraggio'' su banche e assicurazioni. Il Terzo Polo, con Lorenzo Cesa ha invece ribadito il pieno sostegno alle misure del governo.

Monti si e' potuto consolare a Bruxelles: il premier ha presentato il pacchetto liberalizzazioni all'Eurogruppo, incassando ''il grande apprezzamento'' di Rehn.

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