Ancora “svendopoli”: Libero contro le case della sinistra

Così fan tutti, proclama oggi Libero. Dalla prima pagina, il vicedirettore Franco Bechis difende il dimissionario ministro Claudio Scajola, fortunato proprietario di un immobile vista Colosseo acquistato a prezzo stracciando, svelando quello che è un già noto malcostume comune. Malcostume, appunto, non illecito.

L’ex ministro delle attività produttive ha lasciato il dicastero perché sospettato di aver comprato un appartamento di 180 metri quadri a pochi passi dal Colosseo con i soldi di Diego Anemone, uno degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta degli appalti per il G8.

Avrebbe pagato la casa 600mila euro, poco più di 3mila euro al metro quadro: un affarone, insomma. Fin qui però solo fortuna. Il sospetto è che altri 900mila euro siano stati dati alle ex proprietarie dell’appartamento in 80 assegni circolari firmati da Anemone. Soldi in nero, quindi.

Ma Libero non ci sta. Dimentica l'”aiutino” di Anemone, ricorda solo lo sconto, confortato dalle parole di Scajola, che conferma il prezzo ufficiale, e lascia il governo perché, dice,  “Non posso avere il sospetto di abitare una casa non pagata da me”.

Bechis ricorda quello che già in molti ricordano, le tante case acquistate dai politici a prezzi di favore, perché appartenenti ad enti previdenziali. Storia vecchia, lanciata da Libero stesso quasi 15 anni fa, l’allora scandalo “Affittopoli”, poi ripresa dall’Espresso con “Svendopoli” e da Marco Travaglio con il volume “Se li conosci li eviti”.

I nomi sono noti Walter Veltroni, Clemente Mastella, Luciano Violante, Franco Marini, Rosy Bindi, Francesco Pionati, Nicola Mancino, Maura Cossutta, Franca Chiaromonte, Giuseppe Fioroni. Tutti hanno avuto case nel centro della capitale con sconti tra il 30 e il 60 per cento.

Appartamenti in edilizia convenzionata, appena finiti di costruire, di enti come Enasarco, Ina, Scip, Acli, Inpdai, in zone di lusso, da piazza Navona a Trastevere, da piazza del Popolo ai Parioli.

Certo, il nervoso viene a sapere che ad occupare appartamenti pagati tra i due e i tremila euro al metro quadro sono personaggi dagli stipendi stellari. Il problema è che c’è differenza tra malcostume e illecito.

L’illecito aspetta nomi e cognomi, e per ora non ce ne sono. Il malcostume, quello no, basta la chiacchiera. Ma un comune malcostume non è sempre mezzo gaudio.

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