GENOVA – Forse quelli del Pd, trasformando le Primarie per il candidato alla Presidenza della Regione Liguria , sulle quali mercoledì 14 si dovrà pronunciare la commissione di garanzia del Partito, in una vicenda oscenamente surreale
“hanno capito che la comicità può andare al potere e ci stanno provando”.
L’attore e comico genovese Luca Bizzarri l’ha buttata in ridere, come si fa a Genova davanti all’irreparabile. Sulla prima pagina del Secolo XIX Andrea Castanini non ce la fa nemmeno a ghignare amaro, il suo è puro fiele:
“Questa volta le primarie del centrosinistra in Liguria sono state un pantano mefitico, una via crucis di polemiche, il collasso di un partito che rischia di morire per avvelenamento autoindotto”.
Il peggio lo hanno fatto Matteo Renzi e Luca Lotti, se si deve credere a Claudio Burlando, artefice della vittoria della sua delfina Raffaella Paita su Sergio Cofferati:
“Mi hanno chiamato Lotti e Renzi. Stamattina alle 6.37 (domenica)ho mandato un sms a Renzi: “Buon compleanno Matteo, spero di farti un regalo in serata”. Ci siamo riusciti. Certo è un risultato storico: c’è stata la nostra vittoria in quasi tutte le province e la sconfitta nel capoluogo”.
Luca Lotti, riferisce anche il Secolo XIX, ha mandato un sms al capogruppo in Liguria, Nino Miceli, artefice del successo di Paita nel savonese:
“Bravi,ottimo risultato: non cadiamo nelle provocazioni di Cofferati, il partito c’è”.
Dalle pagine del Secolo XIX esce il diario della vergogna posto comunista, gli eredi della questione morale che ne hanno fatto peggio che a Napoli. La sintesi l’ha fatta l’attore Luca Bizzarri, parlando alla Tv del Secolo XIX:
“Finalmente una notizia divertente, uno spaccato dell’Italia che piace a noi, cioè le primarie del Pd. Anche la questione dei marocchini, dei cinesi e di ognuno che non riconosce niente Forse hanno capito che la comicità può andare al potere e ci stanno provando”.
Questa la cronaca di Alessandro Di Matteo sul Secolo XIX, con i toni incalzanti un un resoconto sportivo:
“Adesso il rischio di un bis del caos napoletano è davvero concreto e qualcuno torna già a ipotizzare che, come accadde nel capoluogo campano nel 2011, le primarie possano essere annullate e il candidato alla guida della Liguria possa essere scelto dall’alto. La vittoria di Raffaella Paita ha sorpreso lo stesso stato maggiore del Pd, a Roma, dove tutti davano per scontato il successo di Sergio Cofferati.
Le cose sono però andate diversamente e Matteo Renzi, a questo punto,deve affrontare una matassa che si è ingarbugliata prima ma anche subito dopo il voto. Anche se il braccio destro del premier, il sottosegretario Luca Lotti, sembra chiudere il caso con un sms inviato al capogruppo in Liguria, Nino Miceli, artefice del successo di Paita nel savonese: “Bravi,ottimo risultato: non cadiamo nelle provocazioni di Cofferati, il partito c’è”.
“Uno dei renziani doc, quando lo scrutinio era appena iniziato, spiegava: «Cofferati è in vantaggio a Genova, quindi vincerà. E diciamo che Renzi non si è nemmeno speso troppo per evitarlo: non possiamo prendere tutto noi,dobbiamo lasciare alla minoranza qualche regione. E’ così in Toscana, sarà così in Umbria dove verrà ricandidata la Marini, e lo stesso succede in Liguria…». Formalmente, la segreteria nazionale del Pd non si è schierata sulle primarie liguri, ma il ragionamento che ha un senso, soprattutto in vista dell’elezione del nuovo capo dello Stato tra qualche settimana: per Renzi è fondamentale trovare almeno un armistizio con la minoranza interna e le candidature per le regionali sono un argomento che pesa.
Le previsioni siano state invece smentite dalle urne, laPaita ha superato Cofferati […e] Gianni Cuperlo avvertiva che «qualunque sarà il risultato, è doveroso fare una riflessione, e anche qualcosa di più, sullo strumento delle primarie, perché il pericolo che si metta davvero in discussione la ragione stessa dello strumento». Adesso si aprono giorni di polemiche, una grana in più per Renzi alla vigilia del voto per il Quirinale. E qualcuno già scommette che se davvero si dovesse invalidare il voto, potrebbe riprendere quota l’ipotesi di chiedere ad Andrea Orlando, ministro della Giustizia, di scendere in pista per mettere tutti d’accordo”.
Un’idea del maerciume sollevato, senza pudore, da Burlando e Paita, ci se la può fare leggendo l’articolo di Vincenzo Galiano e Guido Filippi:
“Code “anomale” di stranieri ai seggi, soprattutto a Spezia, Savona, Albenga e Lavagna. Gruppi di votanti, sudamericani e nordafricani, comparsi alle urne in maniera organizzata, stile gita scolastica. Extracomunitari che, pur parlando a stento l’italiano, sono accorsi a scegliere il candidato del centrosinistra per la Regione, dando spesso l’impressione di sapere ben poco del “rito” al quale partecipavano. Tutto, o quasi, a verbale. La vittoria di Raffaella Paita su Sergio Cofferati rischia di rivelarsi una vittoria dolce-amara. Perché il caso delle primarie genovesi, tra accuse incrociate di «pesante inquinamento del voto»e minacce di ricorsi,è già all’attenzione del Pd nazionale e di Matteo Renzi. Una situazione esplosiva, dall’esito imprevedibile.
“I votanti sono stati oltre 54 mila, contro i circa 20 mila dell’ultimo congresso regionale. Paita l’ha spuntata con il 53,12% contro il 45,61% di Cofferati e un modestissimo 1,27% per Tovo. Paita ha stravinto a Savona, Spezia e Imperia; Cofferati solo a Genova, con il doppio dei voti, e nel Tigullio. Ma non gli è bastato.
“Una guerra con molti colpi bassi, quella combattuta tra Raffaella Paita,assessore alle Infrastrutture, “designata” da Claudio Burlando a succederle sul trono della Regione,e Sergio Cofferati, ex leader della Cgil, oggi parlamentare europeo, con Massimiliano Tovo, candidato di Centro democratico, nel ruolo di outsider. Una guerra portata avanti seggio per seggio. Cominciata male, con Paita e Cofferati impegnati a darsele di santa ragione sin dall’inizio della campagna.
” Ma gli episodi denunciati ieri durante le operazioni di voto sono certamente degni di approfondimento. «Tuttiquesti casi saranno segnalati alla Commissione di garanzia e alla segreteria nazionale del Pd», incalza Cofferati: «Ci sono elementi che riguardano il voto di scambio e la violazione della privacy che potrebbero far scattare l’intervento della Procura ». Non pare, però, che dalle parti dei renziani -almeno al momento- tutto questo faccia breccia. I dirigenti del partito più vicini al premier hanno già applaudito allo scampato “pericolo”: quello di vedere la Liguria nelle mani di uno dei grandi detrattori della politica economica del governo e del Jobs act. Il segretario regionale del Pd, Giovanni Lunardon, ha commentato: «Occorre tenere i nervi saldi, ora ci vuole serenità: abbiamo avuto più votanti che in Emilia,ci sono ricorsi pendenti e ci sono organi di garanzia. Quindi gli strumenti per arrivareall’esito del voto».
“I casi più eclatanti ad Albenga e Lavagna. Nella città alle porte di Savona si è registrata un’affluenza record: oltre un migliaio di votanti, la metà dei quali maghrebini e indiani. La partecipazione degli stranieri è stata senza precedenti anche nella cittadina del Tigullio. «Elettori stranieri “intruppati”», denunciano i cofferatiani. Senza contare le voci, circolate con insistenza ieri, di immigrati che, sempre ad Albenga, sarebbero stati ricompensati all’uscita dal seggio per aver deposto la scheda nell’urna, anche con cifre superiori ai due euro (il contributominimorichiesto ai votanti delle primarie). Ci sono, però, anche casi più circostanziati, molti dei quali messi nero su biancodaalcunipresidentidiseggio. A Lavagna due donne hanno segnalato di aver ricevuto pressioni su come orientare il proprio voto. A Genova denunciate «infiltrazioni malavitose» per il voto in massa della comunità riesina che risiede nel quartiere di Certosa. E poi sarebbero stati “pizzicati” stranieri a fotografare la scheda nell’urna un po’ ovunque”.
La conclusione di Andrea Castanini:
“Il distacco finale fa pensare che Paita potrà andare avanti con la campagna elettorale, perché eventuali irregolarità non sarebbero così numerose da avere determinato la sconfitta di Cofferati. Conti alla mano, quella di Paita è comunque un’affermazione politica e non il frutto di brogli. Ma è comunque una brutta vittoria.
“Dispiace soprattutto per i 54 mila liguri che hanno fatto la fila per esprimere la loro preferenza, pagando due euro che saranno versati agli alluvionati. La partecipazione popolare è stata la grande bellezza di un elettorato ancora capace di slanci, passioni, entusiasmi, che non aspetta altro che essere coinvolto nelle decisioni. Ma la cornice di sospetti ha rovinato tutto. Lasciando in eredità alla vincitrice un partito sempre più spaccato e litigioso, con anime probabilmente ormai troppo diverse per convivere sotto lo stesso tetto. Ma ci sono altri problemi lungo la strada dell’aspirante governatore.
“E il principale è l’incognita di Genova. Il capoluogo ligure è il secondo grande sconfitto di queste primarie liguri, perché le preferenze dei genovesi, Tigullio compreso, erano andate con ampia maggioranza a Cofferati. Invece, per la prima volta, è accaduto che questa indicazione sia stata ribaltata dalle altre province.
Questo è il valore aggiunto di Burlando, che ha passato cinque anni a coltivare i rapporti con il territorio, tagliando nastri e distribuendo fondi a pioggia. Ma rischia anche di essere la debolezza della Paita. Se si conta che la provincia della Spezia ha 219 mila abitanti e quella di Genova ne ha 868 mila, è evidente come i 14 mila votanti del Levante, in confronto ai 19 mila della città di Genova, siano un’enormità. Significa che una grande percentuale di genovesi non è andata a votare perché non si è riconosciuta nei candidati delle primarie. E se spunterà un candidato capace di sedurre i genovesi, tra il Movimento Cinque stelle di Beppe Grillo, il centrodestra o altre realtà, allora la strada per Paita rischia di diventare impervia”.
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