ROMA – Per ora è un partito fantasma, ma se Mario Monti dovesse decidere di presentare una sua lista alle prossime politiche, sarebbe il primo partito d’Italia, con il 24% dei consensi. Meglio del Pdl, secondo con il 19% e soprattutto del Pd (18%), cannibalizzato dall’ipotetica lista Monti cui lascerebbe un quarto dei suoi elettori. Il sondaggio realizzato nei giorni scorsi dall’Atlante Politico di Demos è stato commentato da Ilvo Diamanti sulle pagine di Repubblica (19 marzo). Dai vari quesiti emerge, si impone, la figura di un leader senza partiti, Mario Monti appunto, ben visto dal 62% degli italiani, mentre il 70% esprime l’auspicio che la sua azione non sia circoscritta ai soli temi economici, ma tocchi anche la giustizia, il riassetto televisivo, la legge elettorale. Il 27% vorrebbe che succedesse a se stesso indipendentemente dai risultati raggiunti. Il gradimento di Monti è il più alto della sua intera gestione, a parte il momento della sua “incoronazione”, quando davvero era visto come il salvatore della patria. E’ di gran lunga la personalità più apprezzata del suo governo: con il 67% di fiducia tiene a distanza Elsa Fornero (51%) e Corrado Passera (49%). E surclassa gli altri leader politici, con Casini e Fini che vedono appannata la loro immagine, segno che Monti viene percepito come espressione più convincente di quell’area di riferimento comune agli elettori del Terzo Polo. I leader politici sono tutti sotto il 40%, raggiunto dal solo Bersani: Bossi e Berlusconi, simbolo della gestione precedente chiudono la classifica (16,7 e 28,1%) con il primo più che doppiato da Maroni. La Lega di opposizione paga più di quella istituzionale. I partiti scontano la loro pessima immagine attuale: Pd, 27%, Pdl, 24%, a mala pena raggiungono il 50% dei suffragi. Alle politiche del 2008 ne raccoglievano il 70%. Solo il 4% degli intervistati dichiara di riporre molta fiducia nei partiti: il 60% considera i tecnici più affidabili, più adatti dei “professionisti” della politica. E questo anche quando restano intatte riserve e contrarietà su singoli provvedimenti, come nel caso dell’articolo 18. Se per la maggioranza degli intervistati, il 57%, questo governo è considerato “al di fuori e al di sopra” degli schieramenti politici, un numero crescente di persone , il 20%, lo considera di destra. Un problema per il Pd: i suoi elettori hanno salutato con favore l’ingresso del Professore a Palazzo Chigi, soprattutto per chiudere con Berlusconi, oggi sono più perplessi rispetto all’appoggio incondizionato a un soggetto leale, presentabile ma “avversario”.
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