Liste e simboli trappola a sgambettare Grillo, Monti e Ingroia

Pubblicato il 11 Gennaio 2013 - 20:44 OLTRE 6 MESI FA
Le liste taroccate, in alto a sinistra il “Movimento a Cinque Stelle” (foto Ansa)

ROMA – Succede di passare una notte intera accampato davanti al Viminale per presentare simbolo per concorrere alle elezioni. Succede ed è successo a Beppe Grillo e non solo che la notte in bianco non serva a niente perché scatta una trappola. Trappola che colpisce non solo Grillo e il suo Movimento a Cinque Stelle ma anche Mario Monti e Antonio Ingroia.

Succede così: che quando i responsabili dei loro partiti vanno a depositare il simbolo per correre alle politiche trovano qualcuno che qualche minuto prima di loro ne ha depositato uno quasi identico, spesso e volentieri con i nomi coincidenti. Trappola fastidiosa e potenzialmente anche dannosa. Perché uno come Grillo, che in Parlamento vuole andarci “per aprirlo come una scatoletta di tonno” si è trovato davanti a qualcuno che ha messo in bacheca al Viminale un simbolo pressoché identico al suo. Due sole piccole differenze: l’indirizzo del blog che non c’è e il colore delle cinque stelle un filo più intenso. Dettagli da studiosi dei simboli che rischiano di creare non poca confusione in chi va a votare.

La trappola, per Monti, scatta in modo appena diverso: nel suo caso il simbolo “clone” non è identico a quello dell’originale. Però è il nome del partito a trarre in inganno: “Per l’Europa Monti presidente”. Bisogna leggere le liste con attenzione per trovare qualcosa che non torna: il Monti candidato premier è tal Saverio Monti, consigliere a Verbania. E col Monti presidente del Consiglio nulla ha a che fare.

 Trappola “alla Grillo” anche per Antonio Ingroia. Qualcuno al Viminale ha fatto prima del magistrato e ha depositato un simbolo e un nome identici a quello di Rivoluzione Civile Originale, con tanto di Quarto Stato di Pelizza da Volpedo stilizzato che aveva fatto storcere la bocca a qualcuno.

Il più arrabbiato, manco a dirlo, è Beppe Grillo. Se non altro perché il portavoce dei Cinque Stelle una trappola del genere se l’aspettava. Lo aveva detto qualche giorno prima e si è presentato in anticipo e munito di tende davanti al Viminale. Non è bastato: mentre familiarizzava con i candidati di Casapound c’era qualcuno in fila avanti a lui, con quel simbolo identico, pronto a far scattare la trappola. A Grillo “indignato” ora non restano che gli avvocati. Un fastidio supplementare nei tempi di campagna elettorale.