ROMA – L’Italia ha ordinato 131 caccia F35, per una spesa di almeno quindici miliardi spalmata in dodici anni (2015-2026): praticamente quanto una manovra. Non si era detto “basta sprechi”? Eppure adesso in agenda c’è l’acquisto degli F35, nome in codice Joint Strike Fighter, i cacciabombardieri da Guerra Fredda più costosi della storia. Li aveva voluti Silvio Berlusconi, Monti non li cancella dalla lista delle compere.
Così in Parlamento monta la protesta nel Belpaese in crisi, guidato dal governo che ha da poco varato la manovra “Salva-Italia”.
Per Enzo Raisi, di Futuro e Libertà ”è giunto il momento di rompere un tabu’, o almeno di rimetterlo in discussione: quello degli sperperi in spese militari legate ancora al vecchio schema degli anni della guerra fredda. Ad esempio, il recente acquisto dei 131 caccia F35, per un valore analogo a quello di una manovra finanziaria”.
”Il governo Monti – scrive Raisi sul sito di Fli – dovrebbe riflettere e riaprire anche il capitolo della dismissione dell’enorme patrimonio di ex caserme e strutture abbandonati dalla Difesa: si individuino procedure-lampo per immetterli sul mercato visto che quelle esistenti sono lunghissime e inefficaci”.
Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro rivendica la paternità della battaglia e sottolinea: “Meglio tardi che mai. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012. Quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato”.
Massimo Donadi dell’Idv sul suo blog aveva scritto qualche giorno fa che gli F35 non sarebbero nemmeno affidabili, facendo riferimento a una nota del Pentagono come sua fonte: “La spesa di una cifra che va dai 15 ai 18 miliardi di euro spalmati in un arco di tempo che va sino al 2026 avrebbe potuto essere destinata ad altro”.
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