E’ cominciata la partita e c’è subito un’ espulsione: la Corte Costituzionale ha negato infatti l’intervento, nel merito, della Procura di Milano.
I giudici del Palazzo della Consulta hanno dato inizio all’udienza pubblica per decidere sulla costituzionalità del Lodo Alfano. Dopo un minuto di silenzio per commemorare le vittime dell’alluvione di Messina ha preso la parola il presidente della Corte, Francesco Amirante.
Quindi l’intervento del giudice relatore, Franco Gallo, che ha riassunto i motivi dei tre ricorsi contro la legge che sospende i processi contro le quattro più alte cariche dello stato.
Televisione e fotografi sono stati fatti uscire dalla sala. Dopo una sospensione di 45 minuti, i giudici hanno deciso di non ammettere l’intervento della Procura di Milano, che, secondo la Consulta, non è titolata a intervenire in giudizio come parte.
Il presidente della Consulta Francesco Amirante ha spiegato che «questa presenza per la giurisprudenza della Corte Costituzionale è inammissibile, non essendo prevista espressamente», ricordando che «il legislatore ha ritenuto non irragionevolmente di distinguere il ruolo del pm da quello delle parti», anche considerando che «la parità tra accusa e difesa non comporta necessariamente la presenza del pubblico ministero».
Difficile, ad ogni modo, che il pronunciamento arrivi in giornata. Oltre al Lodo, infatti, nel corso dell’udienza pubblica la Corte deve prendere in esame altre 5 casi.
L’attenzione, però, soprattutto dopo la sentenza su un altro lodo discusso, quello Mondadori, è tutta concentrata sul provvedimento a tutela delle prime quattro cariche dello Stato.
Il giudizio, secondo gli ottimisti, potrebbe arrivare entro l’8 ottobre, data in cui alcuni dei magistrati, compreso il presidente Francesco Amirante, dovranno partire alla volta di Lisbona per un convegno internazionale. Possibile, però, soprattutto in caso di spaccatura, che il pronunciamento scivoli alla settimana successiva.
Nel 2004 la Consulta ha bocciato il Lodo Schifani che prevedeva una “copertura” per le cinque più alte cariche dello Stato. Il ministro della Giustizia Angiolino Alfano ha lavorato, prima di presentare il suo Lodo, sui punti respinti in passato dalla Corte: temporaneità dell’immunità, possibilità di rinuncia, salvaguardia dei diritti della parte lesa.
Ma il giudizio è tutt’altro che scontato. I rumors, infatti, parlano di una Corte spaccata quasi a metà che finirà per prendere una decisione a maggioranza (8 a 7).
I giudici, in ogni caso, puntano a far sapere che non si tratterà di una sentenza politica: «Cerchiamo di tenere le polemiche politiche fuori dalla porta – assicurano dalla Consulta – qui il clima è assolutamente sereno e tranquillo. Abbiamo dei parametri giuridici sui quali basarci e la nostra non sarà certo una decisione politica». Serenità invidiabile, quella dei magistrati, visti le dichiarazioni che, in questi ultimi giorni, hanno avvelenato il clima politico.
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