Lodo Mondadori: “Berlusconi è corresponsabile”, lo spiega il giudice Raimondo Mesiano

Berlusconi non poteva non sapere della corruzione provata ad opera di Cesare Previti del giudice Metta, chiamato a decidere sui destini proprietari della Mondadori nel ’91. «Pertanto è da ritenere che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva, corresponsabilità che come logica conseguenza comporta la responsabilità della stessa Fininvest».

Lo scrive il giudice Raimondo Mesiano nelle 140 pagine di motivazioni con cui condanna la holding della famiglia Berlusconi al pagamento di 750 milioni a favore della Cir di De Benedetti. Mesiano ricostruisce anche i flussi di denaro tra i conti esteri della Fininvest e quelli di Previti e altri avvocati. Arriva a ritenere provato – anche in assenza di un passaggio documentato – che i 400 milioni di lire con cui il giudice Metta comprò una casa, provenivano da quelle disponibilità.

”E’ da ritenere – scrive il giudice – ‘incidenter tantum’ (cioè con efficacia limitata al giudizio in corso) e ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede”.

“Si è dimostrata l’ingiustizia della sentenza Metta (il giudice che fu corrotto da Cesare Previti) e la sua derivazione causale dalla corruzione del giudice Metta, argomento che resiste in ragione del ruolo primario che ebbe il Metta nella formazione della decisione del collegio all’obiezione della collegialità della sentenza. Ciò posto – aggiunge il giudice Mesiano – deve rilevarsi che se è vero che la Corte d’Appello di Roma emise una sentenza, a parere di questo ufficio, indubbiamente ingiusta come frutto della corruzione di Metta, nessuno può dire in assoluto quale sarebbe stata la decisione che un collegio nella sua totalità incorrotto avrebbe emesso”.

Mesiano stabilisce il danno su quanto De Benedetti avrebbe incassato se fosse andata in porto la mediazione officiata da Mediobanca prima della sentenza, e quanto dovette versare in seguito all’accordo finale. Sono 550 miliardi di lire, cui vanno aggiunti interessi e altri danni. Il totale è astronomico: 973 milioni di euro. Che per il ragionamento sulla «perdita di chance» vanno risarciti da Berlusconi all’Ingegnere «solo» all’80 per cento. Totale: 750 milioni.

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