MILANO – La questione Regione Lombardia passa dalla cronaca giudiziaria alla politica vera e propria, e diventa un botta e risposta a suon di ultimatum tra Lega e Pdl.
“Azzeramento della giunta regionale lombarda o dimissioni”, ha chiesto in serata il Carroccio, dopo gli ultimi arresti dei consiglieri regionali di centrodestra.
E subito il governatore Roberto Formigoni avrebbe spiegato al suo entourage, secondo quanto riporta l’agenzia ANSA: ”Mi sono sentito con il presidente Berlusconi e con il segretario Alfano, che hanno confermato la linea del Pdl: se cade la Lombardia un secondo dopo cadono Veneto e Piemonte”. Cioè le altre due regioni dove governa il centrodestra, e soprattutto dove i presidenti sono i leghisti Luca Zaia e Roberto Cota.
I consiglieri e gli assessori lombardi del Carroccio hanno consegnato le proprie dimissioni al partito, e giovedì 11 ottobre il segretario Roberto Maroni e il segretario lombardo Matteo Salvini andranno dal governatore a presendargli un aut aut: a lui la scelta se “fare un passo indietro o a lato”. Cioè o azzera la giunta o tutti a casa.
Ma qualunque sarà la scelta del governatore, secondo Salvini “si andrà a votare ad aprile”. ”Domani, ha spiegato Salvini lasciando il Pirellone, io e Maroni incontriamo Formigoni con in tasca le dimissioni dei nostri. Lasciamo a Formigoni la scelta se fare un passo a lato o indietro, ci ragioni su stanotte, la Lega è determinata ad andare avanti”.
Riferendo le richieste del Carroccio, Salvini ha detto di aspettarsi ”quantomeno l’azzeramento della giunta, il dimezzamento degli eventuali nuovi assessori ed eventualmente un nuovo presidente della Giunta”, che traghetti verso le elezioni anticipate. Perché, ha concluso il segretario della Lega Lombarda, ”siamo consci del fatto che prima di aprile si andrà a votare”.
La replica del Pdl. Il Pdl ha risposto immediatamente all’ultimatum leghista: ”Cara Lega, l’abbiamo detto e ripetuto, ci sono mille modi per suicidarsi: se cade la Lombardia, simultaneamente cadono Piemonte e Veneto”, ha affermato in una nota il capogruppo del Pdl in Regione Lombardia, Paolo Valentini.
”Mi sono sentito con il presidente Berlusconi e con il segretario Alfano, che hanno confermato la linea del Pdl: se cade la Lombardia un secondo dopo cadono Veneto e Piemonte”, avrebbe detto il presidente della Regione Lombardia Formigoni al suo entourage, secondo il quale il governatore è ”assolutamente tranquillo” perché ”quella assunta stasera dalla Lega è una decisione presa a livello locale”.
Sempre in serata la decisione del governatore di ritirare le deleghe agli assessori leghisti dimissionari. Preso atto delle dimissioni annunciate dalla Lega, Formigoni ha ritirato, con decreto, le deleghe degli assessori leghisti e le ha prese in carico a sé.
In questi mesi di inchieste e arresti, la Lega ha sempre sostenuto di voler proseguire nell’alleanza con il Pdl a patto però che venissero realizzate alcune riforme. Oggi, però, dopo l’arresto dell’assessore regionale Domenico Zambetti, i leghisti, che pure hanno degli indagati in regione (l’ex presidente del consiglio Davide Boni, Renzo Bossi e l’ex assessore allo sport Monica Rizzi), non sono disposti a sacrificarsi.
Far digerire al loro elettorato un’alleanza con un partito che al suo interno ha personaggi collusi con la ‘ndrangheta pare al Carroccio davvero troppo.
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