MILANO – Sì al referendum consultivo in Lombardia per chiedere maggiore autonomia per la Regione in base all’articolo 116 comma 3 della Costituzione. L’operazione costerà 30 milioni di euro ed è figlia di un inedito asse M5s-Lega che il quotidiano la Stampa ha già ribattezzato il Patto del Pirellone: la proposta ispirata dal Carroccio è infatti passata con i necessari due terzi della maggioranza grazie al voto favorevole del Movimento 5 stelle che in cambio ha ottenuto il via libera alla sperimentazione del voto elettronico.
Contrario il centrosinistra, col Pd che ha subito denunciato l’insano connubio e lo sperpero di denaro pubblico per un referendum giuridicamente inutile dal momento che non è vincolante né produce effetti concreti. I democratici hanno cercato fino all’ultimo di far sospendere l’indizione della consultazione definita solo “propagandistica” in cambio del sostegno all’apertura di una trattativa diretta col governo Renzi in base allo stesso articolo 116, valutando lo strumento del referendum solo in caso di un esito negativo. Impossibile, la risposta, perché poi un referendum sarebbe “inammissibile”. Ecco allora aprirsi la strada del referendum senza l’unanimità ma con un successo politico molto ricercato in particolare dalla Lega.
Questo il quesito che sarà sottoposto ai cittadini, probabilmente fra ottobre e novembre dopo l’Expo:
“Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione?”.
“Sarà un passaggio storico”, esulta il presidente lombardo Roberto Maroni, che ha dovuto rinunciare a un quesito più articolato che chiedesse lo Statuto speciale (dopo aver già abbandonato l’idea di una macroregione del Nord) per evitare l’incostituzionalità ma anche per raccogliere il consenso più ampio necessario.
L’ex leader del Carroccio si è detto disponibile a tentare la via della trattativa con Roma, senza rinunciare però allo strumento di pressione del referendum popolare.
“Sono convinto – ha detto il governatore – che tutto il popolo lombardo sosterrà il referendum. E’ l’unica via che abbiamo per tenerci i nostri soldi e farci ascoltare da un Governo che non mantiene i patti”.
Per il consigliere grillino Stefano Buffagni,
“Quella di oggi è una vittoria del M5S su tutta la linea. Questo dimostra ancora una volta che non siamo quelli del ‘no’, ma stiamo lavorando seriamente per chiamare i cittadini a partecipare alle scelte della politica”.
Duro il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, secondo il quale
“ora la Lega può sventolare la sua bandierina ideologica a spese dei contribuenti lombardi e il Consiglio regionale della Lombardia è condannato all’irrilevanza in nome della propaganda”.