ROMA – Ha pagato i 6mila euro del matrimonio della figlia “per errore” con i soldi della regione. Stefano Galli, capogruppo della Lega Nord alla Regione Lombardia, ha “erroneamente” inserito nella sua personale lista dei rimborsi regionali quelle ricevute per 6mila euro. Galli ha già restituito quei soldi, come annunciato dallo stesso capogruppo su Facebook, ma non ha ancora parlato con i magistrati che lo aspettavano il 19 dicembre.
E se 6mila euro sono una cifra “iniqua” rispetto ai 2 milioni di euro spesi in cene, cioccolatini, alberghi e libri per la cultura in “Mignottocrazia” di Nicole Minetti, brucia ancor di più quella giustificazione: “Inseriti nella lista rimborsi per errore”. Sì, perché ogni cittadino ha nel suo portafoglio scontrini di pranzi istituzionali del valore di 6mila euro, che spende ad occhi chiusi specialmente in tempo di crisi. Un pranzo istituzionale come tanti.
“Ho la coscienza a posto. Non sono mica come il laziale Franco “Batman” Fiorito“, aveva detto Galli. Nemmeno 5 giorni dalla dichiarazione di assoluta innocenza, e la svista gli torna alla mente, magari complice la lista personale dei rimborsi capitata proprio nelle mani della Guardia di Finanza, che su ordine della Procura di Milano ha perquisito la sede della Regione Lombardia.
Galli ammette l’errore su Facebook e annuncia di aver già “riparato”:
“Cari amici di Facebook ho provveduto a rimborsare interamente le spese sostenute per il ricevimento matrimoniale di mia figlia, che erroneamente erano state inserite nella mia personale lista dei rimborsi.
Mi rendo conto che si tratta di una macchia indelebile, ma se avessi voluto arricchirmi avrei accettato le centinaia di migliaia di euro che mi sono state offerte per influenzare gli appalti negli ospedali, cosa che ho denunciato. Non avrei certo rischiato di rovinare la mia vita per 6mila euro.
Non passiamo le sere al ristorante. Siamo la migliore regione d’Italia».
La Lombardia è la regione migliore d’Italia, secondo Galli, che insieme al collega e capogruppo del Pdl Paolo Valentini è indagato per peculato. Poi indagati con lui la consigliera Nicole Minetti, che a spese della regione ha pagato di tutto: dalle cene, all’albergo per 800 euro e la beauty farm.
E il sistema delle tangenti di Sesto, che vede sotto inchiesta l’ex del Pd Filippo Penati, è un’altra voce delle inchieste sulla migliore regione d’Italia. E la nuova indagine di tangenti alla sanità, che vede indagati Antonio Tomassini, presidente della Commissione Sanità del Senato ed esponente del Pdl, e Carlo Lucchina, direttore generale sanità della Lombardia, sono solo altri esempi delle indagini in corso in Regione.
“E’ una montatura della magistratura contro la Regione”, ha commentato in questi giorni di indagini Roberto Formigoni, che durante la sua carriera di governatore della Lombardia è stato travolto da 17 inchieste.
Dalle cene di matrimoni pagate per errore ai libri che finiscono nei rimborsi spese, alla cioccolata “istituzionale” e anche la Red Bull del Trota Renzo Boss. Elencando le voci di spesa dei consiglieri regionali torna alla mente il Maurizio Crozza-Formigoni di Ballarò dei mesi scorsi: “Rubare il Lombardia è un’eccellenza“. Crozza scherzava (nemmeno troppo), la magistratura no.
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