Che se ne faceva la Margherita di tutti quei milioni dopo il 2007?

ROMA – Espulso dal Pd, dimissionario dalla carica di vicepresidente della commissiuone bilancio al Senato e reoconfesso per aver sottratto 13 milioni dalle casse della Margherita, in qualità di tesoriere, Luigi Lusi ha portato non poco scompiglio in casa Pd. Ma, derubricato il profilo sanzionatorio della vicenda, del quale oramai si occuperanno i pm, sorgono non pochi dubbi nel centrosinistra. Uno in particolare: perché la Margherita, pur essendo confluita nel Pd, aveva tutti quei soldi?

Se lo chiede anche Carlo Bonini sul quotidiano la Repubblica che riporta come, dall’ottobre 2007 e oltre, proprio la Margherita abbia continuato ad avere “spese elettorali e di propaganda” pari a 10 milioni 570 mila 899 euro. Fatture per “collaboratori e consulenze” per 792mila 137 euro.

E c’è di più: “Si scopre che, nell’arco dell’intero 2008, la Margherita, da pochi mesi confluita nel Pd (ottobre 2007), ha “spese elettorali e di propaganda” pari a 10 milioni 570 mila 899 euro”. Nel 2010 – documentano ancora i rendiconti pubblicati in Gazzetta e riportati da Repubblica – la Margherita ha ancora una “disponibilità liquida di 25 milioni 921 mila 198 euro, alimentata dal denaro pubblico dei rimborsi elettorali”.

Allo stesso modo Alessandro Trocino, sul Corriere della Sera, a pagina 10, scrive: “Sotto accusa non è solo Lusi ma la gestione personalistica e privatistica di denaro pubblico, affluito nelle casse di partiti in sonno dal 2008. La Margherita ma anche i Ds”.

Certo, commenta ancora Repubblica, è vero che lo statuto del partito prevede ancora la possibilità di finanziare le iniziative dei singoli parlamentari ex margherita confluiti nel Pd. Ma è un fatto che Luigi Lusi è riuscito a mettere a bilancio la bellezza di 3 milioni e 825 mila euro per “spese di propaganda e comunicazione”. Sorprendente è poi la voce di spesa per il sito internet di un partito che non c’è più ma che costa la bellezza di 553 mila euro.

Troppe opacità, insomma, per un partito ormai deceduto. La vicenda rischia anche di risvegliare un’antica rivalità tra ex Ds ed ex Margherita: “La divisione dei beni dei due partiti, dai quali è nato il Pd, è frutto di un accordo complesso che ha lasciato non pochi strascichi polemici”, si legge sul Corriere.

E se il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani chiede insieme al leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini di mettere subito in calendario “per una rapida approvazione” una legge sui partiti. C’è chi come Rosy Bindi, commenta così il misfatto: “Il problema e’ nato quando la Margherita ha smesso di essere un partito in piena attivita’ politica”. “Io – ha detto la Bindi in un’intervista al quotidiano la Repubblica – non ho nemmeno piu’ partecipato alle riunioni dell’assemblea federale”.

E propone: “Dopo una vicenda così grave la via maestra dovrebbe essere quella di restituire ai cittadini i soldi rimasti nelle casse dell’ex partito”.

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