ROMA – Beppe Grillo e il suo M5S ora devono vedersela con una fronda interna. Da quindici-venti persone in tutto a trenta-quaranta, con stime in ulteriore crescita. Dopo i dissidenti sporadici e solitari, c’è stata un’accelerazione improvvisa nelle ultime settimane, con motivazioni che, secondo alcuni, si “rispecchiano nella presa di posizione della senatrice Adele Gambaro“. Una sorta di effetto domino insomma. Non solo la senatrice può dare la colpa a Beppe Grillo per le Comunali andate non proprio bene. Le parole di Adele Gambaro rappresentano il ascoltando fulmine in un cielo non molto sereno:
“Due comuni al M5s non sono un successo, ma una debacle elettorale. Inoltre ci sono percentuali molto basse. Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo, i suoi post minacciosi soprattutto quelli contro il Parlamento. Mi chiedo come possa parlare male del Parlamento se qui non lo abbiamo mai visto. Lo invito a scrivere meno e osservare di più. Il problema del Movimento è Beppe Grillo”.
Il voto per l’elezione del nuovo capogruppo al Senato anche ha avuto strascichi polemici, con i parlamentari divisi in due schieramenti quasi uguali. Una prova della ricerca di alternative all’interno del gruppo, diverse da quelle tenute finora. E proprio la scelta di non cambiare potrebbe essere tra le motivazioni che hanno spinto Gambaro, a distanza di qualche manciata di minuti dalla votazione, a fare il suo intervento contro Grillo ai microfoni di Sky.
L’unica certezza, per ora, è che a finire travolta è la comunicazione. “Facciamo una grande fatica per veicolare i nostri discorsi ai contenuti e questi episodi spazzano via tutto il lavoro di giorni in un attimo – sbotta Claudio Messora, responsabile dello staff Cinque Stelle al Senato – La diretta streaming per l’elezione del capogruppo è stata un successo, ma non se ne parlerà. Se ognuno dice quello che pensa senza seguire una logica di gruppo finiamo solo per essere autolesionisti”.
Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera scrive:
Uscire dal pantano, ora, però, sembra sempre più complesso. Più probabile che si vada verso una frattura. E un eventuale iter per l’espulsione della senatrice potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso. In questo caso – immaginano fonti vicine al Movimento – la discussione potrebbe portare allo scoperto un gruppo di persone, un nucleo che si staccherebbe in modo traumatico dando vita, numeri permettendo, a gruppi parlamentari autonomi. Uno scenario apocalittico per i Cinque Stelle, che molti vorrebbero evitare.
Una soluzione caldeggiata sarebbe quella di dimissioni «volontarie» di Gambaro, seguendo quelle indicazioni che lei stessa aveva posto nel suo curriculum. «Penso a un parlamentare che nel caso non fosse più in sintonia con il M5S, grazie al quale è stato eletto, la sua base, i suoi principi, semplicemente si debba dimettere», scriveva in vista delle Parlamentarie. Sei mesi fa e prima di un’esternazione dai toni accesi.
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