M5S ai parlamentari: interviste con la “scorta” e “casting” ai giornalisti

(Foto Lapresse)

ROMA – Si sa, il Transatlantico è affollato di quelle vecchie volpi dei giornalisti, professionisti nell’interpretazione malevola delle dichiarazioni altrui e nel trasformare un “forse” in un “sicuro” con conseguenti titoloni sui giornali. E così, per ovviare ai volponi, il Movimento 5 Stelle cerca di proteggere i suoi agnellini. Le interviste, è il “consiglio” arrivato per email ai 163 parlamentari, si faranno con la scorta del gruppo comunicazione. E solo a giornalisti “non in malafede”, ovvero affidabili, dopo (si presume) apposito “casting”.

“Dopo diversi problemi sorti in proposito intensificheremo la presenza dei componenti del gruppo comunicazione in Transatlantico e nell’atrio del palazzo” scrive lo staff  nella mail inviata ai parlamentari dove si precisa che non si tratta ”di un’esigenza di controllo ma a garanzia dei deputati”.

Sempre il team di comunicazione invita i deputati a rilasciare interviste solo nella stanza del gruppo di comunicazione dopo essersi messi in contatto con lo staff: ”Oltre all’aspetto psicologico del giocare in casa sarà possibile registrare le interviste per ovviare ai cosi tanti problemi sorti in merito”. Soprattutto il gruppo comunicazione invita tutti i deputati a ”declinare le richieste di giornalisti che si sono dimostrati inaffidabili”.

”L’effetto che si vuole ottenere è quello di anticipare i temi sviluppati dalla stampa e provare a generare un effetto traino” che nella strategia dello staff potrebbe ottenersi con la creazione di un portale di matrice giornalistica in cui far confluire i contenuti, a cui potrebbero accedere sia la stampa sia ”i comuni cittadini”.

Sarà interessante vedere come il “gruppo comunicazione” farà la selezione dei giornalisti affidabili. Verranno organizzati colloqui? Si compilerà una lista nera con i nomi degli “inaffidabili”? Qualora superato il casting verrà rilasciato apposito tesserino, in modo da essere immediatamente riconoscibili?

Intendiamoci, non che politici di altri partiti non abbiano le loro preferenze in fatto di giornalisti. Ognuno ha i suoi di riferimento, sa chi fa domande comode e chi mette in difficoltà e le interviste si rilasciano più ai primi che ai secondi. Alla fine si intrecciano anche rapporti umani di simpatia o reciproca antipatia, come in ogni ambiente professionale. Ma nessuno era arrivato mai a istituzionalizzare una prassi, quella di dividere i buoni dai cattivi, e soprattutto a istituire un “gruppo di controllo” a difesa dei parlamentari. A pensar male sembra quasi che, più che temere la malafede dei “volponi” giornalisti, il M5S abbia paura delle incaute dichiarazioni degli ingenui “agnellini”.

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