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“Macumba tolta”: Roberto Calderoli “fratello” di Cécile Kyenge

di Marco Benedetto |2 Dicembre 2014 12:54

Cécile Kyenge in cento a Roma, shopping con la scorta da ministro (Foto di Libero)

ROMA – Cécile Kyenge è sempre in cima ai pensieri, non proprio affettuosi di Roberto Calderoli. L’ultima del leader della Lega è:

“Ora le cose vanno bene, devono avermi adottato. Sono diventato il 37° fratello della Kyenge”

e il padre della Kyenge, ex ministro per integrazione del Governo Letta, avrebbe fatto una “contro macumba” dal Congo.

Intervenuto domenica 30 novembre alla Festa del movimento giovani padani bergamaschi a Spirano (Bergamo), Roberto Calderoli, senatore, ha, nella cronaca dell’Eco di Bergamo,

“ripercorso alcune sue dolorose vicende personali e di salute vissute negli ultimi mesi e ricordato i casi, secondo il suo racconto, di «macumba» e «contro-macumba» che gli avrebbe fatto in Congo il papà dell’ex ministro Cécilie Kyenge.

«Ora le cose vanno bene, devono avermi adottato. Sono diventato il 37° fratello della Kyenge»,

è la sua nuova versione”.

Nel mese di agosto Roberto Calderoli aveva accusato il padre della Kyenge di avergli fatto la macumba per le pesanti espressioni da lui usate contro l’allora ministro Kyenge:

“Sei volte in sala operatoria, due in rianimazione, una in terapia intensiva, è morta mia mamma e nell’ultimo incidente mi sono rotto due vertebre e due dita”.

Ultimo della lista, un serpente di due metri nella cucina della casa di Calderoli.

La colpa di tutti questi problemi di salute, disavventure e lutti? Per Roberto Calderoli la colpa era della

“macumba che mi ha fatto il papà della Kyenge”.

Per questo Calderoli aveva mandato

“un messaggio distensivo a papà Kyenge per chiedergli la revoca del rituale che mi fece”.

 

Il padre di Cécile, Clement Kikoko Kyenge ha celebrato il rito, come ha scritto Repubblica,

“per invocare quegli stessi spiriti che lo minacciano affinchè lo proteggano. Una vicenda tra la farsa e il paranormale che aveva provocato l’irritazione della stessa Kyenge.

“Papà Kyenge ha voluto lanciare un segno di distensione: ha fatto un’offerta presso l’altare degli avi, li ha invocati, e al loro cospetto ha dichiarato il senatore della Lega “mon fils”, mio figlio (sarebbe il trentanovesimo), e al termine, un po’ scherzando, ha maneggiato anche un lungo serpente di gomma. Infine, ha invitato Calderoli in Africa, “in privato, senza tamburi, trombe e pubblicità. “Deve sedersi a mangiare in mezzo a noi, anche lui deve ballare al ritmo del tam tam – ha detto -. Lui ha insultato Cécile e ha sbagliato, ma noi l’abbiamo perdonato”.

Calderoli aveva paragonato la Kyenge ad un’orango e questo gli è costato un processo, appena iniziato, per dichiarazione aggravata da odio razziale.

“Clement Kikoko Kyenge è capo tribù di un intero distretto del Katanga, nella Repubblica democratica del Congo, la cui autorità viene riconosciuta da oltre 50 mila persone in un raggio di oltre 100 chilometri. Lui ha negato di nutrire sentimenti di rivalsa nei confronti di Calderoli: “Gli italiani sono stati i primi ad arrivare in Katanga. Hanno fatto fortuna, hanno sposato le nostre donne, si sono integrati. Se Calderoli vuole venire qui accoglieremo anche lui a braccia aperte, come un fratello. L’importante è parlarsi. Attraverso il dialogo i problemi si svuotano”.

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