Madia, Cattaneo, Boldrini, le tre grazie di sinistra, non a prova di gaffe

Madia, Cattaneo, Boldrini, le tre grazie di sinistra, non a prova di gaffe
Madia, Cattaneo, Boldrini (nella foto), le tre grazie di sinistra, non a prova di gaffe

ROMA – Madia, Cattaneo, Boldrini, le tre grazie Pd, non a prova di gaffe. La requisitoria de Il Giornale di venerdì 20 dicembre contro le gaffe della “sinistra pasticciona” ha come bersaglio tre donne, tre protagoniste dello scenario politico, tra istituzioni (il presidente del Senato e una senatrice a vita) e il partito azionista di maggioranza al Governo (la responsabile lavoro della segreteria di Renzi): nell’apertura di prima pagina spiccano le foto di  Marianna Madia, di Laura Boldrini, di Elena Cattaneo, cui Il Giornale affibbia l’immagine di “quote rosa della vergogna.  La gaffe della Madia, l’indagine sulla neo senatrice Cattaneo, le acrobazie della Boldrini”.

Marianna Madia. Quale primo atto della sua gestione di Welfare e Lavoro della iper-dinamica squadra del neo-segretario Renzi, Marianna Madia ha preso un abbaglio non indifferente. Ha, cioè, sbagliato indirizzo: si è recata con la sua cartella piena di proposte e la testa frullante di idee dal Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, il quale, gentilmente è stato costretto a congedarla e indirizzarla alla porta giusta, quella del Ministro titolare del Welfare, ovvero Enrico Giovannini.

Cara, le ha detto pressapoco, io non mi occupo di queste tematiche, è meglio che ti rivolgi al collega Giovannini. Le parole più delicate che ha trovato. Attonita, Madia pare che abbia chiesto: ministro, ma non ti occupi tu di lavoro? Zanonato, intenerito e mortificato, ha indicato alla sua giovane interlocutrice la finestra. Magari per qualche attimo avrà voluto essere Giovannini, e chi può dargli torto. In via Veneto ci sono due ministeri, ha spiegato quindi Zanonato come un vigile urbano davanti all’edicola. Di quegli argomenti, giovani, lavoro, fondi europei eccetera, è meglio parlare dall’altra parte del marciapiede, al responsabile del Welfare. Non deve essere stato facile dire: io sono Flavio Zanonato, non sono il ministro che stai cercando. Ma certo Zanonato non poteva fingersi Giovannini. (Emanuela Fontana, Il Giornale)

Laura Boldrini. La polemica verte ancora sul viaggio del compagno del presidente del Senato su un volo di Stato per assistere ai funerali di Mandela. Si torna sulle giustificazioni addotte da Boldrini a proposito della “vacanza gratis” che lei ritiene piuttosto una “faticaccia”. Ma le giustificazioni, si sa, possono prendere la mano: come per esempio buttare lì che ci fosse anche la moglie di Enrico Letta.

Anche se c’è una differenza sostanziale nel cerimoniale previsto per i voli di Stato, così preciso da essere regolato da un decreto della presidenza del Consiglio (2008), da una direttiva del 2011 e da una circolare del 2013 per limitare l’uso dei voli di Stato «in armonia con gli obiettivi governativi di contenimento della spesa pubblica». E il cerimoniale distingue tra capo delegazione e delegazione, cioè gli accompagnatori. Nel caso del volo sudafricano, pagato da Palazzo Chigi, il capo della delegazione, in quanto invitato dal governo sudafricano alla cerimonia commemorativa di Nelson Mandela, era Enrico Letta. In quel caso, la presenza della moglie, della first lady, o del marito nel caso di un premier donna, è prevista nel cerimoniale. Privilegio che non è invece previsto per gli altri delegati, semplici «accompagnatori» del premier, com’era in quel caso la Boldrini, ospite del volo. (Paolo Bracalini, Il Giornale)

Elena Cattaneo. La neo-senatrice a vita è stata denunciata per aver offeso organizzatori e partecipanti (politici, ex ministri, esperti) a un convegno a Roma, “Fermiano la vivisezione”. Lei nega di aver mai proncunciato le parole che gli attribuisce il presidente del Partito animalista europeo, Stefano Fuccelli, che l’ha querelata per diffamazione: “Mentono sapendo di mentire, i disonesti, i pasdaran contro la sperimentazione minacciano pesantemente il futuro della nostra salute”. La gaffe, se dimostrata l’offesa, sta nel ritenere tutti disonesti quelli che non la pensano come lei che, da scienziata e da direttrice del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell’università di Milano, ha tutto il diritto di ritenere, al contrario, che sia falsa la credenza che esistano pratiche alternative in grado di sostituire integralmente la vivisezione animale nella ricerca biomedica.

 

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