Sui magistrati in politica è intervenuto Giancarlo Caselli, procuratore della Repubblica di Torino, che è stato apertamente critico di Antonio Ingroia e qualcosa più che polemico con Pietro Grasso.
Intervistato da Paolo Griseri per Repubblica, Caselli ha detto di Ingroia:
“È un amico. Ha ottenuto di recente un incarico importante dall’Onu in Guatemala. Penso che interromperlo sia un problema anche sul piano dell’immagine internazionale dell’Italia. […] «Ingroia ha ottenuto dall’Onu quell’incarico anche come riconoscimento della sua capacità di magistrato. L’interruzione crea indubbiamente problemi anche di immagine”.
Poi Caselli fa una apertura di credito al collega di Palermo: “Ingroia saprà bene come affrontarli”, quei problemi.
Verso Grasso c’è una ferita che non si rimargina. Dice Caselli a Griseri:
“È un fatto storico che ai tempi del concorso per nominare il successore di Vigna le regole vennero più volte modificate in corso d’opera dall’allora maggioranza [guidata da Berlusconi] con il risultato di escludermi dal concorso. Ed è un fatto che quel concorso lo vinse Grasso e che la legge che mi impedì di parteciparvi fu dichiarata incostituzionale. Fu detto e ripetuto che dovevo essere punito per il processo Andreotti”.
Griseri incalza: al posto di Grasso avrebbe rifiutato?
Caselli: “Grasso ha liquidato la vicenda con disinvoltura da bar sport: ‘L’approvazione di una legge contro Caselli mi è spiaciuta perché ho un temperamento agonistico e non mi piace vincere per interventi esterni’”.
Sul tema generale Caselli è a favore, con distinguo:
“La risposta va data caso per caso, anche sul piano dell’opportunità. Ma chi avanza questa critica è spesso la stessa persona che accusa la magistratura di aver avuto un ruolo di supplenza rispetto alla politica. Più che supplenza è la politica che da vent’anni scarica sulla magistratura problemi che non sa o non vuole risolvere”.
Al che Griseri:
” Magistrati che entrano in politica parlando di ‘rivoluzione civile’ non sono un’anomalia?”.
Caselli: “In verità piuttosto anomala è la stagione che stiamo vivendo da qualche decennio. E’ dura lavorare come magistrato e cercare di contrastare la mafia e i poteri che la sostengono e non trovare se non raramente un appoggio da parte di settori consistenti della politica. Allora si può capire che a qualche magistrato possa venire in mente di provare a modificare la cose direttamente dal Parlamento”.
Mai tentato personalmente?
“Ho ricevuto, anche recentemente, proposte. Ma ho rifiutato perché sono affezionato al mio mestiere”.
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