Di Maio fa il premier, Salvini pure. Renzi ai saluti

Governo elezioni 2018: Di Maio fa il premier, Salvini pure. Renzi ai saluti
Di Maio fa il premier, Salvini pure. Renzi ai saluti (foto Ansa)

ROMA – Di Maio fa il premier, Salvini pure. Una poltrona per due a Palazzo Chigi non c’è e quindi i due vincitori delle elezioni allegramente sgomitano. Di Maio forte, fortissimo del suo 32 per cento. Salvini forte e fortemente irrobustito dal sorpasso interno su Berlusconi, dal personale 18 per cento e dal 37 per cento a livello nazionale. Sgomitano e sorridono, sorridono e sgomitano.

Di Maio si è rivolto a giornalisti, telecamere, elettori, cittadini e investitori (l’ultima categoria l’ha voluta sottolineare lui stesso). Per dire che M5S si prende la responsabilità ed è responsabile. Per dire che M5S vuole dare un governo all’Italia e quindi…si rende conto. Per dire che M5S parlerà “con tutte le forze politiche”. A cominciare dai nomi dei presidenti delle Camere. Per dire però che cosa dirà M5S agli altri partiti Di Maio non lo ha detto. Se resta sulla posizione prima del voto, cioè questo è il nostro programma e questi sono i nostri ministri, chi ci sta ci sta, potete aggiungervi…Se M5S vittorioso ma senza maggioranza di seggi alla Camera resta questo, allora Di Maio il presidente del Consiglio non lo fa. Se va così Di Maio e M5S restano primi e soli.

Ma Di Maio ha annunciato avvento della “Terza Repubblica”. Nella prima di Repubblica per fare un governo si trattava tra partiti dopo le elezioni e il partito dominante quasi sempre esprimeva il presidente del Consiglio. Ma non sempre il capo del governo era uno della Dc. Ci fu il repubblicano Spadolini, il socialista Craxi. Comunque nella prima Repubblica dove si votava col proporzionale anche chi prendeva il 35 per cento per fare un governo trattava con gli altri.

Nella seconda Repubblica vigeva la legge che chi prendeva un voto in più governava. Ma erano di fatto in due a concorrere. Quando si è in tre chi è che ha preso un voto in più? Quello che ha fatto 32 da solo o quello che ha fatto 37 in compagnia? A questo fondatissimo dubbio sul “primato assoluto” di Di Maio si appella e si aggrappa Matteo Salvini. Andrà al Quirinale a dire che lui può, che lui è il capo del 37 per cento e quindi…Ma quel 37 per cento non fa maggioranza in Parlamento. Servono a Salvini qualche decina di responsabili oltre gli eletti del Destra Centro che gli votino la fiducia. Questa garanzia Salvini a Mattarella non la potrà dare prima della prova, eventuale, dell’aula.

Quindi Salvini potrebbe essere superato in parabolica da Di Maio che al suo 32 per cento può mettere il turbo alleandosi…Alleandosi con chi? Non con briciole rimasticate di Leu, pochi seggi e molta tristezza. Non con Renzi e neanche col Pd nonostante qualcuno nel Pd si aggrapperebbe anche a Di Maio pur di fuggire la realtà. Ma allearsi col Pd, sia pure derenzizzato, è pessimo affare per M5S. Ci si fa un governo ma è il primo tradimento del popolo votante a innalzare M5S certo e anche certamente votante a demolire Pd.

E allora con chi si può alleare Di Maio se come dice “vuole assumersi la responsabilità”? Con Berlusconi? Impensabile? Con la Meloni? Non basta e non ha senso. Col Pd non può neanche se volesse. Di Grasso-Boldrini non sa che farsene. L’unico alleato possibile è paradossalmente il concorrente, cioè Salvini. Ma perché Salvini che oggi è primo e detta legge nel Destra Centro e che potrebbe farsi un governo suo dovrebbe invece a fare il gregario e secondo, se non l’aiutante, di Di Maio nel governo Di Maio?

E’ la “Terza Repubblica” ma rischia di incartarsi o sfogliarsi peggio o come la prima: senza alleati, compromessi, trattative (al secolo “inciuci”) non si fanno governi.

E’ la “Terza Repubblica” ma Salvini e Di Maio fanno finta sia la seconda dove o di qua o di là e chi aveva più voti aveva più seggi e quindi aveva governo.

E’ la Terza Repubblica come da battesimo M5S ma potrebbe presto farci sospettare e sospirare che le prime due ci erano già bastate.

E’ la Terza Repubblica e come banalmente ma lucidamente osserva Casini: “Hanno vinto M5S e Lega, ora governino loro”. Che è anche come dire, senza dirlo, c…loro. Che è misera consolazione nella sconfitta-disfatta ma anche inconfutabile realtà.

E’ la Terza Repubblica e Matteo Renzi è ai saluti. Lui e questo paese non si sono mai capiti, anche se reciprocamente invaghiti per una sera, Renzi e l’Italia non si sono mai “presi”. Renzi ai saluti, ma non era lui il problema della sinistra e la sinistra non era il problema di Renzi. Il problema è una società intera che si sente vittima di uno scippo e che diventa furibonda se qualcuno le fa notare che ha ancora il portafoglio in tasca.

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