Il sistema elettorale non aiuta certo la politica ad uscire dalle sue difficoltà. Lo dicono tutti, ma tutti lo difendono”. Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, durante il seminario organizzato dall’Associazione stampa parlamentare, alla Camera, sui rapporti tra politica, giustizia e informazione.
“Ho combattuto duramente – ha proseguito Mancino – il sistema attualmente in vigore perché si tratta di un sistema che espropria il corpo elettorale da ogni possibilità di decidere realmente i propri rappresentanti”. Mancino ha quindi ricordato di aver difeso fino all’ultimo il sistema proporzionale ritenendo che quello maggioritario possa diventare, in alcuni casi, “un’anticamera della dittatura”.
Mancino, quindi, non ha negato che il sistema elettorale proposto allora dal centrosinistra che stabiliva una quota proporzionale non fosse comunque “un brutto precedente”, ma ha voluto precisare che all’epoca dei fatti lui era ministro dell’Interno e si era dimesso da parlamentare. “Quindi io – ha assicurato – non l’ho neanche potuto votare….”.
No alle liste bloccate. “Il sistema elettorale così com’é – ha avvertito ancora Mancino – non regge. Sono sempre stato contrario, peraltro, alle liste bloccate”. Il vice presidente del Csm ha poi aggiunto che il limite dell’attuale sistema è anche quello di non mettere “un tetto oltre il quale far scattare il premio di maggioranza”. E a questo proposito ha ricordato la cosiddetta ‘legge Acerbo’ che “fissava questo tetto al 25%”. “Così facendo infatti – ha sottolineato – si rischia di regalare il premio di maggioranza a chi prende solo il 33-35%”. Quando non si riesce ad ottenere, insomma, una maggioranza che consenta di governare, ha concluso Mancino, “non importa che si torni alle elezioni. Importa solo che chi non ha la maggioranza effettiva non governi”.