ROMA – “Circola impetuosamente l’ipotesi di un nuovo intervento sulle pensioni”: Andrea Colombo sul Manifesto lancia l’allarme sulle intenzioni del governo Renzi, che dovrà prendere misure impopolari per far quadrare i conti a fine anno. Si parla di un taglio alle pensioni considerate “alte”, ovvero 3 mila euro lordi al mese, e di una patrimoniale sulla casa che altro non è che un aggiornamento del catasto che colpirebbe in modo particolare i piccoli proprietari. Misure che non riguardano l’abolizione dell’articolo 18.
Un tema che secondo Colombo è solo un dibattito montato ad arte, una finta polemica che fa comodo a tutti: ad Angelino Alfano, che in realtà non ha nessun interesse ad andare fino in fondo per “dire qualcosa di destra” e fare un po’ la voce grossa per non farsi schiacciare da Forza Italia. A Renzi e al Pd perché non toccando l’articolo 18 potranno fare la figura, gratis, di quelli che hanno difeso “qualcosa di sinistra”.
La vera partita si gioca altrove, scrive Colombo. Sulle pensioni e sull’aumento delle tasse sulla casa:
Cosa fare per mettere una pezza allo sfascio dei conti, Renzi non lo ha ancora deciso. Ma che si tratti di misure socialmente feroci, pur se impacchettate come solo i grandi imbonitori sanno fare, è certo. Le ipotesi che palazzo Chigi e il ministero dell’Economia stanno discutendo in questi giorni, per verificarne la praticabilità, sono eloquenti. Circola impetuosamente l’ipotesi di un nuovo intervento sulle pensioni. Non una riforma che tocchi per l’ennesima volta quelle future, però: lì la spugna è già stata strizzata sino all’ultima goccia. Piuttosto quelle già erogate, considerate troppo esose perché misurate con l’obsoleto sistema retributivo invece che contributivo. In soldoni, un taglio delle pensioni «troppo» alte, incluse naturalmente quelle di reversibilità a partire dai 3mila euro lordi. Dire lacrime e sangue, se l’ideuzza diventasse progetto di legge, sarebbe ancora poco.
La seconda trovata potrebbe essere smerciata come una sorta di patrimoniale, tanto per accontentare l’ala sinistra dell’elettorato renziano. Ma sarebbe una patrimoniale per modo di dire, dal momento che verrebbe misurata sui nuovi catasti e quindi, ancora una volta, colpirebbe, insieme ai più abbienti, la sterminata massa dei piccoli proprietari. Con la differenza che per i primi, che pure se ne lamenterebbero a voce strepitante, il colpo sarebbe lieve, per i secondi esiziale.
Ecco invece quanto crede Colombo alla “polemica” sull’articolo 18:
Puntuale come le tasse sulla casa è tornato in campo il maledetto articolo 18. Eliminarlo non serve a niente, e questo tutti gli attori in campo, Renzi, Berlusconi e Alfano, lo sanno perfettamente. Però agitare la cancellazione del pochissimo che ne resta può tornare lo stesso utile. […]
Per Renzi l’utilità dell’inutile campagna è anche più seria. Nei prossimi mesi, il velocista dovrà varare misure pesanti e dolorose, il contrario esatto di ciò che ha sempre promesso. Lo sapeva già da settimane: il verdetto di Moody’s ha confermato che di vie d’uscita stavolta non ce ne sono. Il colpo di grazia all’art. 18 potrebbe così diventare, a seconda delle circostanze, o un diversivo per evitare che l’attenzione del pubblico votante si concentri troppo sulle mazzate vere, oppure una bandiera da salvare, a costo limitato, per salvaguardare l’immagine “nuova” e popolare del governo proprio mentre in cantiere ci sono misure che di innovativo e di popolare non hanno proprio niente. Saranno gli equilibri politici del momento, in autunno, a decidere se l’art.18 dovrà essere un diversivo o un alibi propagandistico. […] Si capisce dunque perché una bella guerra simbolica sull’articolo 18 possa alla fine rivelarsi il minore dei mali. Tanto più se, alla fine, proprio Renzi riuscisse a comparire come il salvatore del simbolo dei diritti dei lavoratori (sopravvissuto alla scomparsa di quei diritti). Ci farebbe un figurone. Se la venderebbe come la prova provata della sua diversità rispetto a tutti i governi passati, e proprio mentre imbocca la stessa strada dei predecessori. […]
Ma qualche forma di baratto, magari concedendo ad Angelino Alfano la vittoria simbolica in cambio della resa sul fronte della legge elettorale, potrebbe tornare utile anche a Matteo Renzi. Ecco perché ieri, mentre dal Pd si moltiplicavano le levate di scudi contro l’eliminazione dei poveri resti dell’articolo 18, Lorenzo Guerini, a sorpresa, è uscito con una dichiarazione tutt’altro che blindata: «Come emendamento allo Sblocca-Italia non se ne parla: Ma al momento di discutere la delega lavoro terremo in contro tutte le proposte».
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