Manovra in autunno: da 3 a 12 miliardi. Saccomanni come Tenco: “Vedrai vedrai”

Manovra in autunno: da 3 a 12 miliardi. Saccomanni come Tenco: "Vedrai vedrai"
Saccomanni come Tenco: vedrai, vedrai. Intanto prepara una nuova manovra

Aria di manovra in autunno:3 miliardi, forse 4, forse anche 12. L’eufemismo di stangata e di nuove tasse aleggia nel cielo in Italia da sempre; le voci si sono fatte più intense ai primi di luglio. Le voci diventano un turbine a proposito della entità, mentre su quanto debba essere ampia la manovra se ne dicono di tutti i colori.

Ballano le cifre, ma nessuno parla apertamente di nuove tasse, anzi c’è chi, tra i ministri, pur essendo fuori dei giochi, vuole andare sui giornali a tutti i costi, come Enrico Giovannini e Flavio Zanonato che garantiscono: niente nuove tasse. Ma per chi ha in mano i conti, manovra vuole dire tagli (sognii) e tasse (certezza).

Intanto il polverone su Imu e Iva, cavallo di battaglia spregiudicato e incosciente di Berlusconi, hanno orma reso tutti ciechi.

Chi capisce più qualcosa nel turbine di voci, tra riforme parziali e radicali e slittamenti.L’azione del Governo e del ministero della Economia guidato da Fabrizio Saccomanni è caratterizzata dalla più totale mancanza di trasparenza.

Complici giornali e giornalisti del tutto acritici, i burocrati della economia, sempre loro, quelli che ci hanno spinto nel baratro muovendo l’incauta e incompetente mano di Mario Monti, fanno uscire le notizie a flash, una positiva qua e un’altra là e ogni tanto allungano la botta: ci vuole una manovra.

Domenica 14 luglio tocca a Repubblica suonare il can can. Lo fa in modo un po’ confuso e confondente, perché il titolo è terroristico:

“Più vicina la manovra d’autunno: il Governo cerca almeno 12 miliardi”

Nell’articolo di Valentina Conte che sta sotto questo titolo, invece, di 12 miliardi non si parla e anche a fare la somma dele tante voci riportate, non si riesce a trovare un totale che quadri.

Il riferimento a una possibile manvra è nelle ultime righe, ma non di 12 miliardi si parla, bensì di 3:

“Si rifaranno i conti, con la nota di aggiustamento al Def. A partire dal Pil per il 2013: il -1,3% stimato ad aprile sarà un -2. Questo significa allarme rosso per il rapporto deficit/ Pil, sopra il tetto del 3% forse di uno 0,2. Ovvero 3 miliardi di manovra d’autunno”.

 

Il titolo del tema centrale è per ora: Imu Iva. Valentina Conte, con non voluta ironia, descrive una situazione un po’ tragicomica, tutto e il contrario di tutto.

Tutto:

“Togliere gli italiani dall’incertezza e riformare la Imu prima delle vacanze di agosto. Il ministro Saccomanni tira dritto, nonostante critiche e pressioni. E si prepara a scodellare cifre e tabelle sul tavolo della “cabina di regia”, allorquando giovedì prossimo governo e maggioranza proveranno a trovare una sintesi politica sulla Imu e la copertura alternativa per la Iva”.

Il contrario:

“Nessuno però esclude che la «pluralità di opzioni», promessa da Saccomanni, sia tale non solo nel contenuto, ma anche nella tempistica. Se le soluzioni prospettate dai “tecnici” non saranno gradite dal Pdl (che come si sa chiede l’abolizione dell’Imu prima casa per tutti) o anche dal Pd, a quel punto sarà inevitabile un rinvio “politico” della pratica all’autunno”.

Tutto in realtà fa pensare che proprio a questo miri Saccomanni: fare tanto cinema e poi non fare nulla di concreto.

La cosa peraltro è nell’interesse dei contribuenti, perché al peggio non c’è mai fine, anche stando a Valentina Conte:

“Lo slittamento dell’Imu non è un’opzione, al momento. I tecnici del Tesoro lavorano alla «rimodulazione» dell’imposta sulla casa, da tempo indicata da Saccomanni come l’unica via per alleviare famiglie con figli, senza fare sconti agli immobili di lusso. Benché questi, come risulta dai dati forniti al Parlamento dal ministero qualche giorno fa, siano appena 73.723 in Italia, imponibile medio pari a 499 mila euro, per un gettito totale di 163 milioni. Un’inezia (lo 0,7%) rispetto ai 4 miliardi e 82 milioni dell’Imu prima casa”.

In altre parole: Berlusconi ha messo in moto un disastro proprio per i suoi elettori.

Non fare nulla sulla Imu è anche nell’interesse della stabilità politica, perché una volta ottenuta la vittoria sulla Imu, vittoria di Pirro ma spendibile bene in campagna elettorale, magari condita dalla amnistia, nulla tratterrà più Berlusconi da fare saltare il tavolo, piombare l’Italia nel caos e andare alle elezioni.

Di Imu e Iva si parlerà a settembre,

“quando in sede di legge di stabilità, l’ex finanziaria, tutti i nodi verranno al pettine: Iva, Imu, Tares, ticket sanitari(11 miliardi in quattro), cassa integrazione in deroga (1,4 miliardi extra, le Regioni sono già ora a secco), cuneo fiscale, precari della pubblica amministrazione, piano lavoro per i giovani, dismissioni del patrimonio”.

Veniamo al capitolo delle coperture, di dove si trovano i soldi:

“A seconda delle ipotesi, tutte ancora in campo – aumento delle detrazioni a 600 euro, legame con i metri quadri, aggancio al reddito misurato dall’Isee, ampliamento della platea “lusso” anche ad abitazioni signorili – un costo per lo Stato c’è: da un miliardo e mezzo a tre”.

Per Saccomanni, sostiene Valentina Conte, che si suppone si sia ben informata prima di scrivere,

“la strada è obbligata: tagli alla spesa. Un nuovo giro di spending review, che si auspica non lineare, ma di certo neanche indolore. Alternative? Poche, se non nessuna. Il ministro sa che l’Europa guarda, valuta, soppesa. E non vuole, né può, legare gli sconti Imu (al pari della sterilizzazione Iva) a poste aleatorie. Come una spesa per interessi sul debito (80 miliardi l’anno) meno esosa del previsto, se lo spreadp erò tiene sotto i 300 punti (non scontato, vista la fiammata dopo il declassamento di Standard& Poor’s a BBB). Oppure un gettito fiscale da Iva inaspettato e legato ai debiti che lo Stato sta ripagando alle aziende (in 60 giorni sono stati mobilitati 8 miliardi, entro la fine di luglio saliranno a 14 su 20 totali)”.

Dream:

“A settembre il quadro potrebbe mutare. E consentire una riforma Imu davvero strutturale, anche se questo volesse dire spostare tutti i versamenti a dicembre”.

Come in quella canzone di Luigi Tenco,

“vedrai, vedrai, vedrai che cambierà. Forse non sarà domani, ma vedrai che cambierà“.

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