Dal 2015, infatti, inizieranno una serie di piccoli e progressivi innalzamenti dell’età pensionabile. Step by step si arriverà, nel 2050, ad andare in pensione a 70 anni. Si comincerà, come detto, nel 2015, con un innalzamento dell’età per le pensioni di vecchiaia a 66 anni e tre mesi. Nel 2025 nuovo scalino e “vecchiaia” a 67 anni.
Tremonti, che il 14 luglio ha parlato all’assemblea di Confcooperative, si dice soddisfatto e finge di non sentire le proteste che arrivano da più parti del Paese, Regioni in testa. “L’austerità è necessaria” ha ribadito il ministro che ha trovato nel presidente della Repubblica un’insperata sponda: “Ridurre il debito è un impegno di tutti” ha precisato Napolitano.
Ma è proprio su quel “tutti” rimane alto il livello di scontro. Le Regioni insistono nel dire che pagano troppo e pagano solo loro. Il fatto che possano decidere dove tagliare non sposta la sostanza delle cose, ovvero gli 8.5 miliardi di euro in meno con cui dovranno fare i conti. Guglielmo Epifani e Anna Finocchiaro ci mettono il carico e parlano di “manovra iniqua” e anche dalla maggioranza non manca qualche voce perplessa. Secondo il finiano Mario Baldassarri con questa manovra si rischia di perdere 10.000 posti di lavoro.
I commenti sono chiusi.