Idv e Vendola: “No”. Udc: “Sì”. Pd: “Forse”. La manovra divide l’opposizione

Pubblicato il 26 Maggio 2010 - 12:49| Aggiornato il 27 Maggio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

Italia dei Valori, Cgil e Vendola “compatti” per il “no”, Udc propensa al “sì”, mentre il Pd valuterà come comportarsi. La manovra finanziaria varata dal governo divide l’opposizione, che non ha una posizione unanime sulla condotta da adottare nella votazione in Parlamento.

La posizione più “nebulosa” è quella del Pd. A parole, i democratici sembrano nettamente contrari alla manovra: Bersani  ha detto a muso duro che “la favola è finita” e che i proclami del governo sui “conti in equilibrio” non erano veri. Anche Enrico Letta ha detto che non si vedono riforme “ma solo forbici”. Ma poi ha “corretto il tiro” affermando che il partito si comporterà in maniera “responsabile”.

Dario Franceschini è stato ancora più “possibilista”: “Per ora prevalgono gli aspetti negativi. Noi valuteremo in Parlamento, come abbiamo sempre fatto”. Posizione ribadita da Michele Ventura, che nel riprendere il concetto di “responsabilità”, ha annunciato: “Ci sarà un confronto parlamentare, presenteremo i nostri emendamenti e speriamo che la maggioranza voglia valutarli e discuterne”.

Con queste parole i democratici sembrano accogliere l’appello di Giorgio Napolitano, che aveva rivolto un invito proprio al “senso di responsabilità” da parte di tutti, dunque anche dell’opposizione. Chi invita esplicitamente a “non arroccarsi” è l’ex Udc Marco Follini: “Non si può dire sempre no”.

All’interno del Pd l’unico che ha chiesto chiaramente delle modifiche è stato Beppe Fioroni: l’ex ministro della Pubblica Istruzione ha proposto la tassazione del 10% sui capitali rientrati con lo scudo fiscale, la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa per i redditi superiori a 90 mila euro e una tassa del 3% sui cosiddetti “redditi alti”. Se riuscisse a far passare queste misure, il Pd darebbe un forte segnale all’elettorato “tradizionale” della sinistra (lavoratori dipendenti e statali), che sarebbe il più colpito dalla manovra.

A “incalzare” i democratici sono le “chiusure senza se e senza ma” che arrivano da Di Pietro e Vendola: sia l’ex pm che il governatore della Puglia hanno paragonato la manovra a una “macelleria sociale”. Anche il segretario della Cgil Epifani ha detto che la manovra “non è equa” perché a pagare “saranno i più deboli”. E dunque invitano il Pd a prendere una posizione chiara e decisa, possibilmente contraria a quella della maggioranza.

L’Udc è stato invece il primo partito dell’opposizione ad accogliere il “senso di responsabilità” invocato da Giorgio Napolitano. Tuttavia il leader Casini ha detto che i centristi, seppur disponibili in linea di massima ad appoggiare il governo, non voteranno “a scatola chiusa”.