Manovra, niente mani in tasca? Costa mille euro a famiglia

ROMA – Mille euro a famiglia. Tanto costerà, secondo i conti fatti da Mauro Sensini per il Corriere della Sera, la manovra che secondo Silvio Berlusconi “non serviva” e comunque, sempre a detta del premier,  non avrebbe messo le “mani in tasca” agli italiani. Sarà che gli italiani hanno in massa le tasche bucate ma la manovra, a leggerci dentro non sembra esattamente un pranzo di gala.

A incidere di più, sulle famiglie, è il il taglio delle deduzioni, detrazioni e sconti fiscali previsto nel 2013 e nel 2014. Il governo, spiega Sensini, ha fatto uno screeening di sconti e agevolazioni fiscali trovandone 483, per un totale di oltri 160 miliardi.  Su di loro è pronta ad abbattersi la scure dei tagli lineari di Tremonti: “Il taglio lineare del 5% previsto nel 2010 farebbe risparmiare 8 miliardi, che l’anno successivo, quando è prevista un’altra sforbiciata del 15%, salirebbero a 32”.

Un’alternativa teorica, ma altrettanto dolorosa esiste, riformare tutto il settore dell’assistenza entro il 30 settembre 2013, data ultima per non rendere automatici i tagli. Nel caso di mani sull’assistenza, scrive il Corriere, basterebbero 24 miliardi su  “un serbatoio che vale nominalmente 38 miliardi l’anno, ma che viene alimentato anche dal fisco, che svolge funzioni assistenziali indirette”. “La razionalizzazione – spiega Sensini –  in questo caso, partirebbe con la costruzione di un nuovo indice di bisogno che sostituirà l’Isee dell’Inps, il che significa avere parametri reddituali più stretti per godere delle prestazioni assistenziali. Ci sarà poi la revisione dei criteri per le invalidità (giunte a costare 16 miliardi di euro l’anno) e per le pensioni di reversibilità, che si mangiano ogni anno circa 34 miliardi di euro. Con un problema evidente, perché le pensioni di reversibilità pagate oggi dall’Inps e dall’Inpdap valgono, in media ed in proporzione, tre volte quelle olandesi e due volte quelle concesse da Francia e Germania”.

Senza riforma dell’assistenza, invece, per la famiglia media saranno dolori. A pagare il conto più salato, precisa infatti Sensini, “sarebbero le persone fisiche che beneficiano attualmente di 103 miliardi di euro di agevolazioni fiscali a vario titolo”.

Segue, nel ragionamento di Sensini, un dettagliato elenco dei tagli: “La deduzione della rendita catastale della prima casa oggi consente un beneficio in media di 126,8 euro, che scenderebbero nel 2014 a poco più di 100 mentre la detrazione degli interessi del mutuo diminuirebbe dagli attuali 328 euro annui a 264 euro. Le detrazioni per i figli ed il coniuge a carico, che oggi valgono in media 829 euro per gli 11,8 milioni di contribuenti che ne usufruiscono, con il taglio del 20% scenderebbero a 665 euro. La detrazione da lavoro dipendente, che vale in media 1.332 euro scenderebbe a poco più di mille euro l’anno. Poi si ridurrebbero in proporzione anche le detrazioni per le spese mediche, per i contributi previdenziali e assistenziali, per l’assicurazione sulla vita. Con un aumento delle tasse di 190 euro nel 2013 e di 750 nel 2014. Di fatto, la detrazione del 19% delle spese mediche sostenute, diverrebbe nel 2013 una detrazione del 18% (-5%) e nel 2014 scenderebbe a poco più del 15%. Così le agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie: oggi sono pari al 36% della spesa (con un limite di 48 mila euro), nel 2013 la detrazione scenderebbe al 34% e nel 2014 a poco meno del 29%”.

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