Manovra: primo via libera dall’Ue

Giulio Tremonti

Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, a Lussemburgo incassa dall’Eurogruppo il primo via libera alla manovra da 25 miliardi di euro in due anni. “Accogliamo favorevolmente le misure prese da Italia e Francia e quelle annunciate dalla Germania”, ha affermato al termine della riunione il presidente dell’Eurozona, Jean-Claude Juncker, sottolineando come si tratti di manovre che “dimostrano l’impegno profuso da molti Paesi europei sulla strada di riduzione del debito”.

I sedici ministri dell’Eurozona hanno passato al vaglio tutte le misure taglia-deficit fin qui definite. A partire da quelle di Spagna e Portogallo che sono state definite da Juncker e dal commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, “significative e coraggiose”. Anche se Madrid e Lisbona dovranno compiere “più sforzi” sul fronte delle riforme strutturali. L’Eurogruppo, comunque, si aspetta un’accelerazione degli sforzi di risanamento in tutti i Paesi della moneta unica, soprattutto quelli più indebitati. “Tutti i Paesi della zona euro dovranno aumentare e accelerare gli sforzi di consolidamento”, hanno sottolineato Juncker e Rehn.

L’illustrazione della manovra italiana non era all’ordine del giorno della riunione dell’Eurogruppo, ma Tremonti ne ha spiegato lo spirito e le linee-guida raccogliendo, secondo quanto riporta l’Ansa, un ampio consenso. Fermo restando che ora in Europa si attende di conoscere i dettagli delle misure prese a Roma.

Consenso anche per la maxi-manovra da 80 miliardi di euro in quattro anni varata oggi dal governo Merkel, illustrata ai colleghi dal ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble. Sul tavolo dei ministri di Eurolandia anche il ‘caso Ungheria’, dopo le dichiarazioni di un portavoce del governo di Budapest che ha lanciato l’allarme sulle finanze pubbliche del proprio Paese, agitando lo spettro del ‘rischio Grecia’. Mettendo in ansia, e non poco, anche i Paesi dell’Eurozona le cui banche sono presenti ed esposte nel Paese del centro Europa. Dall’Eurogruppo, però, arrivano rassicurazioni: sia Juncker sia Rehn escludono infatti che Budapest si trovi in una situazione simile a quella di Atene.

Ipotesi smentita anche dal direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, che ha assicurato di “non vedere alcun motivo di preoccupazione”. La presenza di Strauss-Kahn alla riunione dell’Eurogruppo si spiega col via libera definitivo dato al meccanismo da 750 miliardi di euro messo in campo dalla Ue, insieme all’Fmi, per evitare l’eventuale default di Stati della zona euro. In particolare, l’Eurogruppo ha ratificato l’intesa che era stata già raggiunta a livello tecnico sul funzionamento del Fondo salva-Stati da 440 miliardi di euro. Fondo che sarà basato in Lussemburgo e che potrà emettere obbligazioni con valutazione ‘tripla A’, con cui raccogliere soldi da prestare ai Paesi dell’euro che dovessero trovarsi sull’orlo della bancarotta. Mettendo così a rischio la stabilità dell’intera unione monetaria.

Al Fondo hanno deciso di partecipare anche Svezia e Polonia, nonostante non facciano ancora parte della zona euro. In serata a Lussemburgo anche la seconda riunione della task force Ue per la riforma del Patto di stabilità e di crescita e per il rafforzamento della governance economica europea, presieduta dal presidente della Ue, Herman Van Rompuy, e composta dai 27 ministri dell’Ecofin e dai vertici della Bce.

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