Manovra, Renzi: “Tasse ancora giù con buona pace di Monti. 30-50 euro a pensioni basse”

Manovra, Renzi: "Tasse ancora giù con buona pace di Monti 30-50 euro a pensioni basse"
Manovra, Renzi: “Tasse ancora giù con buona pace di Monti 30-50 euro a pensioni basse

ROMA – “Tasse ancora giù con buona pace di Monti”. Così il premier Matteo Renzi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi insieme col ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, illustra le modifiche apportate alla manovra. “Va giù l’Ires, via l’Irpef agricola, interventi sulle partite Iva”, spiega riconoscendo che “alcune buone notizie sono arrivate dal passaggio alla Camera”. Con la manovra arrivano “30-50 euro per le pensioni più basse, quelle sotto i mille euro“. Il premier sottolinea di non essere “riusciti ad arrivare a 80 euro”.

Contemporaneamente è arrivato il via libera dall’Aula di Montecitorio. Favorevoli 290, contrari 118. Il nuovo testo approderà al Senato per la seconda lettura solo nella settimana dopo il referendum costituzionale, ovvero da martedì 6 dicembre. Quale sarà l’iter dipenderà molto dall’esito della consultazione e, ovviamente, dal destino del governo e dalle eventuali decisioni del Quirinale in caso di vittoria del no.

La nuova Legge di Bilancio 2017, ha detto Renzi “è ricca di buone notizie e non è all’Achille Lauro”. Per la sanità “le polemiche stanno a zero: c’è un aumento a 113 mld, due in più rispetto all’anno scorso, più il fondo per la non autosufficienza che è 450 mln con un più 50 mln rispetto all’anno scorso”. Nella manovra viene rifinanziato il  “rinnovo contratti, su cui noi siamo pronti”.

I nodi aperti restano, dai giochi alla ripartizione dei fondi per gli enti locali, sino alle banche e all’estensione del bonus antisismico dei condomini, tanto che Matteo Renzi non esclude la possibilità di correttivi, se “ce ne sarà bisogno”. Il premier rivendica il lavoro fatto, a partire dall’addio a Equitalia previsto dal dl fiscale collegato alla manovra ma, ammette, “non dico che abbiamo fatto tutto bene”.

Gli spazi per gli ultimi ritocchi quindi resterebbero, sempre che a vincere al referendum sia il sì e che il governo resti saldamente in carica. In caso contrario, lo scenario potrebbe cambiare e per escludere categoricamente lo spettro dell’esercizio provvisorio, il Senato potrebbe optare per un esame ultrarapido, senza troppi cambiamenti rispetto al testo uscito dalla Commissione Bilancio di Montecitorio.

In quel caso rimarrebbero però senza soluzione nodi come il taglio delle slot presenti nei bar e nei tabacchi (ovvero la riduzione di circa un terzo anticipata al prossimo anno rispetto alla data del 2019 prevista finora), la possibilità per gli incapienti di usufruire a pieno del bonus per la riqualificazione antisismica dei condomini tramite la cessione del credito alle banche, la ripartizione dei fondi per gli enti locali. A loro il governo ha destinato nel ddl tre miliardi di euro, che dovranno però essere suddivisi tra Regioni, Comuni, Province e città metropolitane. Il tavolo con l’esecutivo è in corso in questi giorni e la prossima settimana sono previsti una serie di incontri di cui i senatori dovrebbero fare tesoro.

Sullo sfondo resterebbe peraltro anche la questione banche. Senza toccare la soglia per la trasformazione delle popolari in Spa, il governo vorrebbe infatti tornare alla carica con le norme sui contributi al Fondo di risoluzione e sulle Dta (deferred tax asset, Imposte differite attive), stralciate dal testo originario, riproposte con emendamento e giudicate quindi inammissibili dalla Commissione Bilancio di Montecitorio.

Quanto ai conti Padoan assicura: “L’Ocse dà il debito in calo nel 2016, il metodo di calcolo è leggermente diverso da quello usato dalla finanza pubblica (italiana, ndr), ma resta confermato che il debito si stabilizza. La solidità finanziaria del Paese continua ad essere perseguita”. L’organizzazione parigina, ha aggiunto il ministro, “giudica estremamente appropriata la fiscal stance italiana, moderatamente espansiva, e riafferma l’importanza delle riforme strutturali per ampliare lo spazio fiscale”. Significa che “se si cresce in modo stabile si hanno più risorse a disposizione della finanza pubblica”.

 

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