Manovra, la norma saldo e stralcio. Pd: “Aiutino per il padre di Di Maio”

antonio di maio
Manovra, la norma saldo e stralcio. Pd: “Aiutino per il padre di Di Maio”

ROMA – C’è una norma in materia di condono tributario, il “saldo e stralcio”, nei cui criteri rientrano anche le vertenze con il fisco dell’impresa di Antonio Di Maio, padre del leader M5S e vicepremier Luigi.

Di cosa si tratta? La legge consentirà ai contribuenti che hanno debiti con il Fisco italiano e che si trovano in una situazione di difficoltà economica, di sanare il debito con un sistema modulato su tre differenti aliquote agevolate e in base all’Isee.

“Chiaramente non si tratta di una norma ad personam, ma di una norma che interviene su una vasta platea – ha precisato in una dichiarazione all’Adnkronos, la vice presidente del gruppo Pd al Senato Simona Malpezzi, che l’ha segnalata spulciando tra le 270 pagine del documento approvato ieri notte – ma i parametri adottati vanno a sanare anche le cartelle del padre di Di Maio. Allora, un conto è intervenire su chi ha veramente bisogno di aiuto, un altro è intervenire su chi invece ha la possibilità di pagarsi le cose”.

La senatrice del Pd è convinta che scavando nella legge di bilancio spunteranno altre sorprese. “Per giorni abbiamo navigato al buio – ha aggiunto – l”aiutino’ per il padre di Di Battista invece è tutto da verificare ma tra le pieghe di un documento, scritto peraltro in modo molto disorganico, vi possono essere questi elementi. In più c’è una norma che riguarda l’utilizzo dei voucher nella quale rientrerebbe anche la Casaleggio. Certo riguarda tante società, ma tra queste c’è anche la Casaleggio”.

“Il nodo politico è questo: la manovra è stata votata al buio, il Parlamento non l’ha potuta toccare. Allora, mano a mano che andremo a sfogliare le 270 pagine della legge di Bilancio, scopriremo di certo altre misure a sorpresa. Lì dentro c’è di tutto e di più”, ha concluso la vice presidente dei senatori Pd.

Il caso del padre di Di Maio

Il “saldo e stralcio”, casualmente, è stato reintrodotto dopo il caso del padre di Di Maio. Antonio Di Maio, infatti, dal 2001 al 2011 ha ricevuto ben 33 cartelle [VIDEO]esattoriali: debiti previdenziali, tributari e contributivi non pagati per un totale di 176.724,59 euro. Il padre del vicepremier aveva già aderito alla rottamazione delle cartelle, ma risulta che da luglio non ha più pagato le rate. Con il “saldo e stralcio”, facendo alcuni calcoli velocemente, considerando l’Isee del padre la partita debitoria potrebbe chiuderla con una cifra che parte da un minimo di 24mila a un massimo di 52mila euro. Facendolo così risparmiare una cifra che può andare dai 98mila ai 125mila euro.

 

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