Manovra. “Troppo tagli alla cultura”: anche Bondi fa la voce grossa, Pdl “spaccato”?

Il ministro Sandro Bondi

Ancora perplessità sulla manovra. Il Quirinale aveva già anticipato dubbi sul fronte del condono edilizio e in queste ore di domenica 30 maggio è al lavoro sul testo. “Sono in corso chiarimenti e approfondimenti con il governo” chiarisce una nota del Colle. Il presidente Napolitano avrebbe sottoposto all’esecutivo alcune osservazioni su “delimitati aspetti di sostenibilità giuridica e istituzionale del provvedimento”.

Gianni Letta è impegnato in queste ore a mediare e assicura che le osservazioni di Napolitano saranno tenute in conto, pur di arrivare in tempi rapidi al testo definitivo. “Entro domani”, assicurano da Palazzo Chigi, arriveranno le risposte del governo al Quirinale. E sempre entro domani il testo dovrebbe andare sulla Gazzetta Ufficiale.

I dubbi del Colle si aggiungono così alle numerose perplessità e lamenti della maggioranza. L’ultima “protesta” arriva dal ministro Sandro Bondi.

Per una volta il ministro della Cultura ha fatto la voce grossa: “No ai tagli indiscriminati alla Cultura, il mio ministero non doveva essere esautorato”. Il taglio dei fondi statali ai 232 enti culturali, così come previsto dalla manovra di Giulio Tremonti, non è piaciuto affatto a Bondi. Solitamente silenzioso, pacato nei modi, noto più per i versi in rima dedicati alle colleghe (e ai colleghi) parlamentari che per i giudizi taglienti, questa volta il ministro si è fatto sentire.

A volte è una piccola, impercettibile crepa in un muro ad annunciare una frana. La voce grossa di Bondi preannuncia una crisi nel Pdl? Più in generale, questa manovra sarà responsabile di ulteriori grane  e divisioni all’interno della maggioranza? I tagli non convincono il Quirinale (Napolitano non apprezzerebbe soprattutto il passaggio sul condono edilizio); non convincono Berlusconi stesso (più volte ha ripetuto che questa manovra rispecchia più la volontà del ministro dell’Economia che la sua); non convincono la Lega (spaventata che i tagli mandino all’aria il federalismo fiscale) e i finiani (che si sono adoperati soprattutto sui tagli delle province).

Ma le critiche di Lega e finiani erano nel conto. Stupisce invece Sandro Bondi, un fedelissimo di Berlusconi, uno che, fino a ieri, ha sempre preferito lavorare in silenzio per mantenere compatta la facciata della maggioranza, piuttosto che cedere al protagonismo. Ma evidentemente, quando il taglio sfronda pesantemente il tuo dicastero, neanche il mite Bondi può far finta di niente.

Lo “strappo” viene immediatamente colto dall’ala finiana. Bocchino fa da cassa di risonanza a Bondi e incalza: “Se un esponente autorevole del Pdl e del governo come Sandro Bondi dice di non aver saputo e di non condividere i tagli alla Cultura significa che c’é qualcosa di serio che non va”.

Nella bagarre si inserisce anche Luca Barbareschi, deputato Pdl, da sempre sensibile ai temi della Cultura: “Va bene l’emergenza economia ma si rischia di impoverire culturalmente il Paese. Va approfondita la scelta dei tagli”.

I tagli insomma mettono in allarme la maggioranza intera e tutti ora tirano Berlusconi per la giacca: tagli sì, ma senza esagerare, altrimenti facciamo la voce grossa. Ora starà all’abilità di Berlusconi dare un colpo di stucco qua e là alla manovra. Per evitare che la crepa assuma le dimensioni di una voragine.

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