E se al governo ci fossero loro? Come tassa e taglia la sinistra

Pubblicato il 23 Agosto 2011 - 17:55 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

ROMA – E se al governo ci fosse stato Bersani, come avrebbe tassato e tagliato la sinistra? La contromanovra del Pd punta su alcune novità, come la reintroduzione del falso in bilancio, e approva alcune modifiche già studiate dal Pdl per ritoccare il testo del decreto del 13 agosto scorso.

I dieci punti si trasformeranno entro venerdì in emendamenti alla manovra. Proposte che, spiega Bersani, mantengono invariati i saldi, presupposto indispensabile secondo il governo, e rispettano i diktat dell’Europa. E quindi come taglia la sinistra? I punti principali del Pd prevedono una riduzione drastica dei costi della Pubblica Amministrazione, e quindi qualcosa che investa anche parlamentari, governo, ministeri, auto blu, anche se restano solo ipotesi se il punto non viene meglio specificato. Nella manovra governativa c’è poco in questo senso, il taglio dei parlamentari è argomento di discussione piuttosto bipartisan ma per attuarlo serve una legge costituzionale, e i tempi si allungherebbero a dismisura. Senza contare che i parlamentari stessi non hanno mai mostrato molta propensione all’autoriduzione.

Nei punti del Pd figura anche la “dismissione ragionata di immobili pubblici” e qui qualcosa di simile lo troviamo anche nelle proposte Pdl, con l’ipotesi di un taglio a caserme e uffici della pubblica amministrazione. Ancora, un’asta “competitiva per le frequenze televisive”, punto di scontro con il governo. Il Pd le vuole vendere, sono 6 quelle “scovate” da poco dal Garante per le Comunicazioni. Fanno gola e potrebbero fruttare alle casse statali 3-4 miliardi di euro, secondo il calcolo del senatore Pd Vita. Il governo però sarebbe propenso a regalarle, magari alla Rai, meglio ancora a Mediaset se si vuole pensar male.

I punti del Pd non parlano solo di tagli: c’è anche il “pacchetto di liberalizzazioni”, che va dalla distribuzione dei farmaci ai servizi bancari, e prevede “politiche industriali per uno sviluppo sostenibile con la stabilizzazione del contributo per le rinnovabili e misure per il Mezzogiorno”.

L’evasione è un altro capitolo forte, tradotto significa tracciabilità dei pagamenti superiori ai mille euro mentre la manovra mette il tetto a 2500; la comunicazione da parte delle imprese dell’elenco clienti-fornitori e la parziale o totale deducibilità delle spese per la manutenzione della casa. Dalla lotta all’evasione il Pd punta a raccogliere le risorse a sostegno del lavoro, della riduzione dell’Irpef in via prioritaria sulle madri lavoratrici e sulla graduale eliminazione del costo del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile dell’Irap. Spicca poi un’imposta erariale ordinaria sui grandi valori immobiliari basata su criteri fortemente progressivi (paga più chi più ha) e un’imposta una tantum del 15% sui capitali ‘scudati’. Su questo punto ragiona anche il Pdl ma su un’imposta ben inferiore, tra l’1 e il 2%, tanto per non far rimpiangere la scelta a chi ha “scudato” grazie a una legge dello stesso governo Berlusconi.

Bersani chiede poi la soppressione dell’articolo 8 del decreto (quello relativo al mercato del lavoro) che ”viola il principio da tutti riconosciuto della non intrusività delle norme di legge nei rapporti tra le parti sociali”. Novità dell’ultimo minuto la richiesta di reintrodurre il reato di falso in bilancio (eliminato nel 2002 proprio da Berlusconi) e misure per l’efficienza della Giustizia, a cominciare dalla revisione delle circoscrizioni giudiziarie.