Marco Marazzi (+Europa): “L’11 ottobre vediamo Calenda, vogliamo fare i Lib-dem italiani”

Marco Marazzi (+Europa): "Matteo Renzi? Un mistero. Con Calenda ci vediamo l'11 a Napoli"
Marco Marazzi, candidato alle scorse europee con Più Europa

ROMA – Matteo Renzi? “Un mistero”. Con Calenda? “Ci vediamo l’11 ottobre a Napoli”. A parlare è Marco Marazzi di Più Europa che conferma a Blitz Quotidiano l’ultima novità nel panorama politico italiano: il “fidanzamento imminente” del gruppo di Emma Bonino con Siamo Europei, il movimento di Carlo Calenda che si sta strutturando in partito dopo l’uscita di quest’ultimo dal Pd.

Matteo Renzi è quindi avvisato, ammesso che non lo presagisse già: quel condominio liberale di centro, in cui intende capitalizzare consensi allo sbaraglio per la sua rinascita politica in stile Macron, è già piuttosto affollato. Per forza di cose il leader di Italia Viva dovrà confrontarsi e competere con la proposta liberaldemocratica ed europeista di Calenda e Bonino. Anche loro si propongono alternativi al sovranismo di Salvini e Meloni così come al patto giallorosso di Pd e 5 Stelle. E con loro, a Napoli, ci sarà anche un rottamatore della prima ora: Matteo Richetti.

A Marazzi, che nella vita è un affermato avvocato d’affari ed esperto di commercio internazionale, abbiamo posto 10 domande per capire cosa bolle in pentola. Ne è venuta fuori un’analisi lucida e stimolante sui principali temi che in questi giorni occupano il dibattito pubblico.

1- Con Calenda puntate ad essere i nuovi lib-dem italiani? E quale crede che sarà il primo banco di prova per misurare questa alleanza?

Che noi volessimo essere i lib-dem italiani mi sembrava chiaro fin dalla genesi di Più Europa che raccoglie anche l’anima Radicale che è sempre stata liberaldemocratica. Con Calenda stiamo parlando perché ci ritroviamo in una situazione abbastanza simile di persone che hanno dei valori comuni e delle idee abbastanza condivisibili, ma che non riescono a portare avanti all’interno di partiti più grandi, come può essere il Pd. Altri non ce ne sono. L’11 ottobre faremo un evento a Napoli con Calenda ed Emma Bonino e ci sarà anche Matteo Richetti: vediamo se si riuscirà a creare quell’area lib-dem di cui parlavamo anche se non ci sono ancora né una scadenza né un contratto da firmare.

Sui tempi bisogna vedere, perché le regionali vengono troppo presto. Sicuramente ci testeremo in elezioni locali, ma direi a partire dal 2020. Prima bisogna vedere che cosa si vuole fare insieme, perché le federazioni di movimenti, a mio avviso, non funzionano. Bisogna in qualche modo dare origine ad un soggetto unitario, questa è la mia personale opinione.

2- Calenda è stato il primo a lasciare il Pd perché contrario al Conte bis. Cosa pensa invece della scissione attuata da Matteo Renzi?

E’ una cosa abbastanza incomprensibile perché è stato proprio Renzi a convincere Zingaretti a fare l’accordo coi 5 Stelle, dopodiché è uscito. O è estremamente machiavellico, di una furbizia e di una scaltrezza politica tale che nessuno di noi riesce ancora a comprendere. Oppure si è tentati di dare adito a quelle speculazioni secondo cui Renzi avrebbe favorito la nascita del governo coi 5 Stelle semplicemente perché non aveva tempo di farsi il nuovo partito, cioè voleva darsi un po’ più di respiro invece di andare a elezioni subito. Non so però a quanto potrà arrivare un partito che nasce con questa genesi.

Detto questo, ritengo che ci sia un’area politica nel Paese che secondo me è da coprire, che è l’area di centro: l’area delle persone che pagano le tasse, si sentono addosso un carico fiscale sempre maggiore, che non hanno alcun interesse a lasciare l’Europa, non pensano in continuazione agli immigrati e che non riescono ad accettare soluzioni tradizionalmente di sinistra ai loro problemi, o forse non sono nemmeno di sinistra. Questa è l’area che intende intercettare lui, ma lo sta facendo in una maniera ambigua perché da una parte resta nel governo (se i suoi parlamentari si tirassero fuori cascherebbe il governo) e dall’altra parte afferma di essere cosa diversa dal Pd. Spero che la Leopolda chiarisca cosa vuole fare e dove vuole andare. Ma secondo me è un mistero.

3- Parliamo di un tema più delicato. Mercoledì scorso la Corte Costituzionale si è espressa sul fine vita, un diritto spesso inseguito oltre confine come lo stesso Dj Fabo si è visto costretto a fare. La sentenza giunge dopo che, per oltre un anno, si è atteso invano un intervento da parte del Parlamento. Secondo lei è giusto che la Consulta si sia dovuta in un certo senso sostituire al legislatore?

No, non lo è, però purtroppo in Italia spesso è stata la Corte Costituzionale o l’autorità giudiziaria a dover intervenire in situazioni dove il Parlamento non riesce a legiferare. A me sembra molto strano che non si trovi all’interno del Parlamento una quadra su un tema che ormai è abbastanza acquisito e accettato in tanti altri Paesi europei. Spero che il Parlamento trovi qualche soluzione perché è un problema che è stato evidenziato da tanti anni e fino ad ora non è stata data una risposta chiara. Continuare con codice penale, istigazione al suicidio, ecc. mi sembra molto anacronistico.

4- Ma, in assenza di una specifica disciplina di legge, non si corre il rischio di incappare in situazioni di abuso? Penso ad esempio al caso in cui ora, anche chi non esercita una professione sanitaria potrebbe offrire questo tipo di assistenza, magari in situazioni casalinghe, senza controlli preventivi o misure di sicurezza.

Infatti è proprio per questo che deve intervenire il legislatore. Sono chiaramente a favore di un intervento che garantisca la libertà di scelta delle persone però ci sono appunto degli aspetti che un legislatore deve tenere in conto e prevedere in che modo questo percorso di fine vita debba essere portato avanti. So che è un tema difficile, per i partiti che hanno più difficoltà ad accettare questo concetto, suggerisco di lasciare libertà di coscienza ai parlamentari. Non è come ha detto Conte “il diritto di morire” è un diritto di scegliere in che modo porre fine alle proprie sofferenze se queste sono diventate ormai intollerabili.

5- Lei ha fiducia che l’attuale governo Pd-M5s, a differenza del precedente, possa favorire un intervento in tal senso?

Senz’altro ci sono più chance rispetto al governo Lega-M5s. Io non capisco poi per quale motivo la Lega sia così intransigente: non era nemmeno così originariamente, non capisco perché abbia preso questa coloritura quasi da neoconservatori cristiani americani, cioè molto conservatrice per alcuni aspetti e poi magari per altre cose propongono riforme che non piacciono alla Chiesa. E’ chiaro che c’è una componente cattolica trasversale a tutti i partiti che potrebbe avere delle riserve. Ma forse un po’ più di chance ci sono.

6- Parliamo di governo. Sul Conte bis voi di Più Europa vi siete divisi: i deputati Bruno Tabacci, Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia hanno votato sì alla fiducia, la senatrice Emma Bonino, ha invece optato per il no. E ora Tabacci ha deciso di lasciare il partito proprio in disaccordo con la scelta di collocarvi all’opposizione. Questo vuol dire che Più Europa cesserà di esistere? E lei da che parte sta?

Più Europa continuerà ad esistere perché i partiti politici svolgono un ruolo che è quello di incanalare determinate istanze che vengono dall’elettorato e dalla società. E quelle che Più Europa sta portando avanti, non le sta portando avanti nessun altro partito. Non parlo di europeismo generico, siamo pro o contro l’Europa. Il nostro programma è dal punto di vista liberale il più avanzato che esista in economia. Quindi il programma c’è e l’uscita di Tabacci non comporta un venir meno del progetto originale.

Chi vede in questo governo la risposta alla maggior parte delle proprie istanze (Tabacci, ndr) è giusto che segua una strada diversa. Io trovo l’atteggiamento di Tabacci più coerente perché ci sono state varie Direzioni e un partito gira attraverso i propri organi. Nel rispetto dell’assenza di vincolo di mandato siamo stati forse l’unico partito che si è spaccato. E questo è gravissimo. Il partito comunque andrà avanti, indipendentemente dalla presenza di Centro Democratico al suo interno, che poi anche in termini di militanza sul territorio non ha mai apportato granché.

7- Crede quindi che questa alleanza tra Pd e 5 Stelle sia innaturale o piuttosto un male necessario per provare a porre un argine alla deriva sovranista?

Nessuno dei due, secondo me, si è sacrificato per il bene della nazione. E’ chiaro che c’era una logica e anche un interesse specifico a formare un governo che ha senz’altro tranquillizzato un po’ i mercati e gli investitori. Perché la Lega stava degenerando negli ultimi mesi e stava dando troppo spazio a due economisti che ad ogni parola che dicevano facevano schizzare lo spread. E’ anche vero però che l’appartenenza dell’Italia all’Unione europea che questo governo non sembra mettere in discussione, potrebbe ridiventare un problema nel momento in cui ci si renderà conto che per avere il consenso c’è bisogno di fare delle misure economiche che invece contrastano coi vincoli che abbiamo a livello europeo. Non tanto il Pd, ma è difficile che i 5 Stelle ritrattino tutto il loro armamentario di lotta al commercio internazionale, lotta alle multinazionali, e di assistenzialismo. E’ una quiete illusoria secondo me.

8- Quali sarebbero a suo avviso le priorità che questo governo dovrebbe affrontare?

Mettere sotto controllo il debito pubblico e la spesa pubblica attraverso l’abolizione immediata di Quota 100 che è la cosa che peserà di più sulle finanze dello Stato nei prossimi 3 o 4 anni. Una limitazione del Reddito di cittadinanza, riavvicinandolo magari a quello che era il Rei (il reddito di inclusione varato nella precedente legislatura, ndr) che era nato per dare sostegno in situazioni di effettiva necessità. Queste due misure, che erano i provvedimenti economici chiave del precedente governo, andrebbero rimesse in discussione. Senza questo non si riuscirà mai a fare la terza cosa che è quella di abbassare la pressione fiscale, che sta diventando abbastanza intollerabile in un Paese che non ha altre modalità di crescita, se non quella di stimolare ancora più gli investimenti. 

9- Al grido di “Ci avete rotto i polmoni” oltre un milione di ragazzi italiani è sceso in piazza per unirsi alla battaglia di Greta Thunberg contro i cambiamenti climatici. Ma c’è chi dice che il loro “sciopero” servirà solo a imporre tasse verdi per far fare affari a chi investe nel Green. Cito anche l’ultima di Salvini che ha detto che “tassare il gasolio per l’ambiente è da Tso”.

Questo è un problema globale, ma l’Europa ha già rispetto ad altre parti del mondo, soprattutto rispetto agli Usa, una consapevolezza maggiore del problema. E lo ha affrontato con tutta una serie di regolamenti, investimenti, limiti alle emissioni molto stringenti, che vengono dalle legislazioni olandese e tedesca, da sempre più attente a questi fenomeni.

Io sono convinto che tassare alcune fonti inquinanti senza dare un’alternativa alle aziende che le utilizzano può avere un impatto economico molto forte. Questo perché i nostri Paesi commerciano tra loro e arrivano dall’estero beni prodotti da Paesi che non tassano le emissioni, per cui si crea una concorrenza squilibrata. Bisogna quindi stare attenti a prendersela sempre con l’industria: quella europea ha potenziali di miglioramento, ma rispetto all’industria di altri Paesi del mondo è già molto più attenta a questi temi.

Poi invece c’è tutto un discorso da fare sulla mobilità, perché gran parte delle emissioni vengono dal settore dei trasporti. Se si vuole veramente intervenire bisogna arrivare a cambiare i comportamenti individuali delle persone, nella scelta che fanno sui propri mezzi di trasporto o sul riscaldamento a casa o sull’aria condizionata. Tutte cose che all’apparenza possono sembrare minime rispetto al fumo che esce dalle ciminiere delle industrie e che invece alla fine incidono significativamente. Quindi, tassare il gasolio: ci hanno provato in Francia, ci sono stati i gilet gialli… è chiaro che i fossili vanno scoraggiati ma nel momento in cui ci sono delle alternative.

10- Si sente parlare in questi giorni di tasse di scopo su merendine, bibite zuccherate e voli aerei. Che opinione ha in merito?

Su merendine e simili, a me queste tasse etiche piacciono poco. Se l’indicazione è quella per cui io ti tasso la merendina perché ti fa male, meglio sarebbero campagne di sensibilizzazione sui danni che può causare un eccessivo consumo di zuccheri. Ma tassare le merendine per poi contribuire alla spesa corrente non è nel nostro Dna, non ci piace.

Sui biglietti aerei parliamone, perché le compagnie europee sono già incentivate ad usare sempre meno carburante e ad avere aerei sempre più efficienti dal momento che il prezzo dei carburanti incide tantissimo sui costi. E poi non sono da sole nel panorama europeo: competono con tante altre compagnie del resto del mondo soprattutto sulle tratte internazionali. Quando si tassano queste cose, dove ci sono cieli aperti, concorrenza, ecc. bisogna stare attenti a non tirarsi la zappa sui piedi.

Penso che invece vada incentivato il trasporto ferroviario perché, almeno sulle tratte brevi, produce meno emissioni di Co2 rispetto all’aereo o all’auto. Mi fa specie che siano proprio i 5 Stelle a proporre una cosa del genere, che si sono sempre opposti all’Alta velocità che ad esempio ridurrebbe tantissimo il traffico aereo tra Milano, Parigi e Torino.

 

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