Marco Simeon replica e intervistato da Paolo Conti per il Corriere della Sera dice: «Non è una colpa aver lavorato a lungo con Bertone» e «Lascio la direzione di Rai Vaticano, ma mi occuperò ancora di Santa Sede» .
Di Marco Simeon aveva scritto sabato su Repubblica Alberto Statera, annunciando un duro stop alla fulminante carriera del giovane figlio di un benzinaio di Sanremo. Lo stop, come si capisce dalla intervista, è meno duro del previsto, perché Simeon annuncia che comunque resta direttore delle Relazioni istituzionali della Rai e è anche probabile, come sembra dal contesto, che la perdita di Rai Vaticano faccia parte di una nuova e giusta politica di eliminazione di doppi incarichi.
Domenica Simeon replica con una intervista al Corriere della Sera. La prima domanda è molto diretta: l’uscita dalla direzione di Rai Vaticano è “un siluramento legato alle vicende vaticane, un segnale del declino del potere del cardinal Bertone”.
La risposta, che sa di risposta scritta, è un po’ rigida e burocratica:
“Ho assunto nel 2010 la responsabilità ad interim della struttura Rai Vaticano, dopo la scomparsa di Giuseppe De Carli, storico vaticanista Rai. Con orgoglio l’ho guidata per quasi tre anni in attesa della nomina di un nuovo responsabile, scelta avvenuta quando l’azienda ha applicato una direttiva con la quale si vietano doppi incarichi. Italia Oggi ha anticipato la notizia l’8 febbraio. La scelta era stata presa da tempo dal direttore generale Luigi Gubitosi, in alcun modo collegata agli eventi recenti. Non considero il Vaticano un sistema di potere: vivo questo momento partecipando alla vita della Chiesa da cattolico, pregando per il Pontefice e per quanto avverrà. Non confonderei un’ordinaria vicenda aziendale Rai con una svolta epocale per l’umanità, siamo seri”.
Altra domanda diretta, altra risposta precisa anche se un po’ rigida, sul legame di Simeon con Bertone:
“È vero che lei sarebbe il suo figlio naturale?”.
Risposta:
“Sono fiero di essere il figlio di Gianni e Antonia, due benzinai sanremesi. Se lei li incontrasse senza vedermi accanto a loro li riconoscerebbe subito come miei genitori. Da giovane cittadino italiano mi sento avvilito quando si ricorre ad assurde argomentazioni per giustificare il percorso fatto da persone che vengono dalla provincia. Sarei felice se talvolta si ammettesse che, per un posto come quello che ho il privilegio di ricoprire, un individuo possa avere delle capacità. Ho lavorato a lungo accanto al cardinal Bertone a Genova. Così come ho avuto la possibilità di collaborare col cardinal Bagnasco. E vorrei ricordare che nel 2002 l’allora segretario di Stato Sodano, personalità straordinaria della diplomazia vaticana, mi aiutò negli studi canonici scrivendomi una bellissima lettera per la tesi di laurea che ho discusso proprio sul ruolo della Segreteria di Stato nel governo dello Stato Città del Vaticano. Bisogna avere memoria storica”.
Respinta anche l’accusa di avere contribuito all’allontanamento di Ettore Gotti Tedeschi dallo Ior e dell’ arcivescovo Viganò dal Vaticano, accusariportata non solo da Statera, ma, prima di lui, adombrata anche da Fiorenza Sarzanini sullo stesso Corriere.
“Monsignor Viganò non l’ho mai visto né incontrato nella mia vita, neanche in un corridoio, è persona che non conosco e che non posso né voglio giudicare perché non ne ho competenza. Di Gotti Tedeschi conservo i biglietti augurali, i libri che mi ha donato prima di assumere l’incarico di presidente dello Ior. Desidero ricordare quel Gotti Tedeschi, consapevole che le persone non cambiano e che si rivelano con i gesti…”.
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