ROMA – “L’articolo 18? Non è questo il problema. Se una cosa deve dividere tanto vale non dividersi. Se si potesse risolvere il dramma del lavoro cancellando l’articolo 18 lo avremmo già fatto. Ma non è così” dice Marianna Madia, ministro per la Pubblica amministrazione, in un’intervista a Repubblica.
Sulla possibilità di larghe intese in materia economica, ”non mi pare che FI ci abbia appoggiato su due decreti importanti come quello sulla Pa e sulla competitività”, osserva Madia. In merito all’opportunità di iniziare dall’economia, ”non ci sono interventi prima e interventi dopo. L’idea è stata fin dall’inizio quella di aggredire tutti i temi insieme. Non viviamo alla giornata, perseguiamo un’idea complessiva di Paese e sappiamo di dover correre. Altrimenti non si spiega perché siamo partiti a quella velocità e io ho fatto la riforma della Pa mentre partorivo”.
Quanto all’ipotesi di una manovra aggiuntiva, ”Padoan dice di no e se lo dice lui gli credo”. Parlando dei ‘Quota 96’, ”il governo non ha mai dato parere favorevole all’emendamento. Alla fine non è stata la Ragioneria di Stato a decidere che non c’erano le risorse per mandarli in pensione ma il governo che si assume la responsabilità di questa scelta”, spiega Madia. ”Renzi si riserva di valutare la questione nella cornice del pacchetto scuola che sarà varato questo mese. Io dico che, per il futuro, ministero dell’Economia e commissioni Bilancio dovrebbero interagire di più, sapendo che hanno a che fare con le aspettative dei cittadini”. Sulla riforma del Senato, ”l’unica cosa triste è stata l’opposizione fine a se stessa, non propositiva”, dice Madia. ”L’8 agosto finirà nei libri di storia. Ma che traccia lasciano i Cinquestelle con la loro opposizione?”.
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