Marino e Roma, “luna di fiele”: Campidoglio paralizzato, maggioranza inquieta

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Ottobre 2013 - 15:14| Aggiornato il 6 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Marino e Roma, "luna di fiele": Campidoglio paralizzato, maggioranza inquieta

Marino e Roma, “luna di fiele”: Campidoglio paralizzato, maggioranza inquieta (LaPresse)

ROMA – Ignazio Marino fa buon viso, ma in Campidoglio tira aria di cattivo gioco. A chi gli chiede di un rimpasto della giunta capitolina, il sindaco di Roma risponde: “È tutto assolutamente infondato. C’è un rapporto solidissimo in giunta. C’è un senso di grande responsabilità per superare la prova del bilancio perché entro il 2013 vogliamo approvare anche quello di previsione del 2014”.

Ma nessuno può negare l’inquietudine che fa vacillare la maggioranza che sostiene il sindaco Marino. A soli sei mesi dall’insediamento, il malcontento – soprattutto del Pd – paralizza i lavori dell’Esecutivo e, di conseguenza, quelli dell’aula Giulio Cesare che, dopo 20 giorni di vacanze forzate, ricomincerà a lavorare solo il 29 ottobre, martedì prossimo.

 

All’ordine dei giorno due delibere e 4 mozioni: le due delibere riguardano il rinvio dell’elezione dei consiglieri aggiunti e l’affidamento delle aree destinate ad attività industriali e artigianali. Poi, verranno discusse e votate una mozione quadro sull’emergenza abitativa presentata da Sel, una sulla regolamentazione delle edicole presentata dalla lista civica Marino, una di patrimonio e una mozione sul telelavoro.

Troppo poco per l’ex sindaco ed ora capogruppo della lista civica Cittadini X Roma Gianni Alemanno perché “dopo tutti questi giorni di rinvio, mi sembra un odg misero e non capisco come sia possibile che la giunta non abbia altro da farci discutere”.

Scrive Sebastiano Messina su Repubblica:

«”Ma ogni seduta costa settemila euro, e io mica posso convocarne una per la delibera sulla signora Proietti…” spiega allargando le braccia il quarantenne Mirko Coratti, che dell’Assemblea è il presidente. Cosa c’entra la signora Proietti? C’entra, perché nella cartella con la scritta “Proposte di deliberazione” la prima della lista è la numero 67: “Alienazione di un terreno gravato da uso civico ai sensi dell’articolo 8 della legge regionale numero 6 del 27 gennaio 2005 in favore della signora Proietti…”. Seguono la concessione di una servitù di passaggio e la modifica di uno statuto. Con un’avvertenza, però: “Non pronte”. Non si possono né discutere né votare.

Tutto qui? E dove sono le delibere per applicare il programma di Marino? L’opposizione, perfida, ha già fatto il confronto con i primi tre mesi della giunta Alemanno: l’ex sindaco fece approvare 165 delibere alla sua giunta (e 19 dal Consiglio), mentre il suo successore è fermo a quota 76 (e solo 15 sono state votate dall’Assemblea). Così in Campidoglio si è diffuso il sospetto che la macchina da guerra del sindaco-ciclista si sia ingolfata, magari per l’inesperienza dei nuovi assessori o per le tensioni nella maggioranza.

Ma lui, Marino, non vuol sentirne parlare. “Roma non si governa solo con le delibere. Io ho chiuso la discarica di Malagrotta, ho pedonalizzato i Fori Imperiali, ho eliminato le auto blu per tutti gli assessori: e l’ho fatto con i poteri del sindaco e della giunta, senza dover firmare nessuna delibera. Ma questo non significa che pensiamo di amministrare senza delibere: ci mancherebbe. Le faremo, le delibere. Ma non ora”. E perché non ora? I consiglieri si lamentano di essere lasciati a non fare nulla. “Le stiamo scrivendo, le delibere. Sui lavori pubblici. Sull’urbanistica. Sulla casa. Sulle scuole. Ma se mi mettessi a scrivere raffiche di delibere senza copertura economica prenderei in giro i romani a vantaggio di pochi privilegiati, come ha fatto chi mi ha preceduto, lasciandoci un disavanzo di 867 milioni”».

Michela Giachetta e Fabio Rossi sul Messaggero sono ancora più impietosi sullo stallo nell’attività di giunta e consiglio comunale:

“Trenta delibere approvate in un mese e mezzo. Di queste 16 riguardano la nomina di collaboratori a tempo determinato. È questo il lavoro svolto dalla giunta capitolina dal 1 settembre al 16 ottobre, secondo quanto riportato dal sito del Comune di Roma. Un conteggio che, se esteso a tutta l’attività dell’esecutivo di Marino (fin dalla prima riunione del 5 luglio) peggiora ulteriormente, con 52 delibere con assunzioni su 80 atti complessivamente approvati. E non si può dire che gli altri riguardino decisioni fondamentali per il futuro della Capitale. Per guardare all’ultimo mese e mezzo, dopo la pausa estiva, le riunioni di giunta dal 1 settembre al 16 ottobre sono state complessivamente otto. Fra le delibere approvate in un mese e mezzo, cinque riguardano l’accettazione di donazioni da parte di terzi a strutture collegate all’amministrazione capitolina.

Ad esempio il 6 settembre è stata approvata una delibera che prevede l’accettazione della proposta di donazione di alcuni beni mobili offerti dall’artista Eva Fischer alla Galleria d’arte moderna di Roma Capitale. Via libera all’approvazione delle linee guida per la sperimentazione di un nuovo modello di assistenza domiciliare della Sla. E anche al provvedimento che riguarda i residence: è stato deciso di non rinnovare i contratti già scaduti, quelli in prossima scadenza e disdire tutti quelli di locazione (per quelle strutture il Campidoglio paga complessivamente 35 milioni all’anno). La decisione del Comune, presa a settembre, scatenò l’immediata reazione dei Movimenti per la casa, che manifestarono in piazza del Campidoglio e, dopo un incontro con alcuni esponenti di giunta e consiglio, ottennero l’apertura di un nuovo tavolo per discutere insieme il da farsi. Fra i provvedimenti anche le decisioni da portare nell’assemblea del consiglio di amministrazione (che si è svolto l’11 ottobre) di Ama, una delle aziende di cui si discute da tempo per un probabile cambio ai vertici: per ora è tutto fermo”.

In realtà, dietro lo stallo della giunta c’è ben altro: lo spettro di un rimpasto che miri a riallineare l’equilibrio politico interno al centrosinistra. A quanto si apprende, il bersaglio sarebbe Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica al posto del quale inserire un tecnico, per mitigare il peso politico dell’intoccabile vicesindaco Luigi Nieri. Ma non è escluso che a farne le spese poi possano essere assessori come Flavia Barca, Daniela Morgante e Rita Cutini.

Il clima preoccupante, tuttavia, sembra essersi parzialmente disteso dopo una lunga riunione ieri sera (24 ottobre) tra il sindaco, il vicesindaco, il capo segreteria Enzo Foschi e i capigruppo di maggioranza. Dopo circa 4 ore a porte chiuse il responso è positivo: “Abbiamo discusso di bilancio e abbiamo deciso di lanciare una grande campagna d’ascolto nella città, nei municipi e nelle periferie. Siamo in attesa con un po’ di preoccupazione che il Governo vari quelle norme che ci servono per portare il bilancio in giunta. Il clima è buono, mi sono svegliato col piede storto ma ora sono più contento”, ha spiegato il coordinatore della maggioranza Fabrizio Panecaldo.

Quindi, a quanto pare, il rapporto interno alla maggioranza pare in fase di miglioramento e così anche quello tra giunta e consiglio. “ciascuno nella sua posizione deve essere più propositivo – ha aggiunto Massimo Caprari di Centro democratico – il rodaggio sta durando più del previsto ma stiamo cercando di colmare il gap che c’è tra un assessore e un altro”.

Un po’ meno rassicurante è il quadro dipinto da Fabio Rossi sul Messaggero:

Quattro ore ad alta tensione, per mettere sul piatto tutte le questioni irrisolte tra Ignazio Marino e la maggioranza in consiglio comunale: dalla catena di comando a Palazzo Senatorio fino alle nomine dei dirigenti, i partiti hanno fatto la voce grossa nel vertice di ieri pomeriggio, fino a minacciare «il capolinea» dell’esperienza dell’attuale amministrazione. Alla fine, però, se non proprio una pace, in Campidoglio arriva quantomeno una tregua armata, valida fino a Natale. Con un’importante novità procedurale: per la prima volya il sindaco ha dovuto fare ampie concessioni ai partiti della coalizione che lo sostiene. Ottenendo in cambio la promessa del massimo impegno, da parte della maggioranza, per approvare in tempi strettissimi sia il bilancio di quest’anno, che va licenziato entro il 30 novembre, sia la manovra del 2014, che Marino vuole chiudere a dicembre.

Toni accesi soprattutto sulla nuova macrostruttura capitolina, che oggi sarà portata in giunta, su cui è ancora al lavoro il vice sindaco Luigi Nieri. I partiti di maggioranza, e in particolare il Pd, chiedevano di ridurre il ricorso a dirigenti esterni. Saranno accontentati: saranno tra 15 e 18 le nomine pescate fuori dall’amministrazione, contro la trentina prevista inizialmente. Per le aziende municipalizzate, poi, lo showdown ci sarà dopo l’approvazione del bilancio. E a fine anno ci sarà un primo tagliando anche per il nuovo management dell’Atac, chiamato a mettere in campo una cura da cavallo per l’azienda di via Prenestina.

Sotto accusa, nel vertice di maggioranza, è finita soprattutto la catena di comando del vertice capitolino, quella che lega Marino con il capo di gabinetto Luigi Fucito e il capo della segreteria Enzo Foschi. Il sindaco ha ammesso che qualcosa, in questi mesi, non ha funzionato e che bisognerà rivedere compiti e mansioni di ognuno. Ma con l’arrivo del nuovo anno potrebbe scattare anche l’ora del primo rimpasto nell’esecutivo”.

Scrive Ernesto Menicucci sull’edizione romana del Corriere:

“Perché, al di là dei reciproci rimpalli di responsabilità, senza maggioranza, è difficile governare e perché arriva la prova più dura: l’approvazione della manovra 2013, che si annuncia una corsa contro il tempo. Se si va in giunta a fine mese, tra passaggio ai Municipi e con le parti sociali, per chiudere entro il 30 novembre ci sono realmente un quindicina di giorni.

Nell’opposizione c’è una tentazione: far saltare tutto a colpi di ordini del giorno. Quello che, il centrosinistra, fece con la delibera Acea. «Non avremo un atteggiamento morbido. Chi di spada colpisce…», dicono nel centrodestra. Marino avrebbe bisogno di una maggioranza fortemente coesa, ma il clima è di grande fibrillazione, specie su alcuni tempi specifici. Primo: la macrostruttura comunale, che prevede 330 dirigenti, di cui solo 230 attualmente in servizio. Nel centrosinistra si lamentano: «Non l’ha vista nessuno, a parte il vicesindaco Nieri e il segretario generale Iudicello…». Quello, invece, è uno strumento chiave. Sia per i posti che assegna (anche agli «esterni», che potrebbero essere da 15 a 30), sia per far partire la macchina.

[…] Secondo un uomo della maggioranza, «o si riparte tutti insieme, o si affonda singolarmente». Sembra una frase di Al Pacino, in Ogni maledetta domenica. Invece è il Campidoglio, fine ottobre, nel pieno di quella che doveva essere la «luna di miele» del sindaco”.