Monti, alla Camera parlano i “big” ma Berlusconi all’ultimo rinuncia

Mario Monti

ROMA – Se giovedì il Senato ha regalato al premier Monti un’accoglienza morbida, c’è da scommettere che alla Camera non saranno altrettanto abbottonati. Aula della Camera, ore 10. Inizia il dibattito che anticipa il discorso di Mario Monti. E chi prenderà la parola? Non i portavoce dei partiti, bensì i nomi grossi: Angelino Alfano (Berlusconi si è ritirato all’ultimo minuto) per il Pdl, Roberto Maroni per la Lega, Pier Luigi Bersani per il Pd.

Dopo la fiducia incassata giovedì al Senato, oggi tocca alla Camera. Berlusconi fino a ieri ha raccomandato ai suoi toni morbidi verso il nuovo primo ministro e il risultato è evidente nel giorno in cui Monti è diventato ufficialmente premier. Tutto un coro di ex ministri, viceministri, sottosegretari, capigruppo e portavoce a fare auguri e complimenti a una squadra di governo “di altissimo livello”. Una tregua interrotta proprio dalle dichiarazioni dell’ex primo ministro che già mobilita la campagna elettorale dando un preciso “timing” a Monti. Elezioni a giugno. Mentre il mantra dei suoi è: “Il nuovo governo è la sospensione della democrazia”. In Aula a scaldare i motori ci ha pensato Fabrizio Cicchitto: “Berlusconi a fatto due atti di responsabilità: ha dato le dimissioni e ha deciso di dare l’appoggio a questo governo e senza questo appoggio non staremmo a discutere qui ma a preparare le elezioni. Quindi rivendichiamo un ruolo di responsabilità”.

La Lega gioca più a carte scoperte. Ieri ha negato, come già annunciato, la fiducia al governo. Da adesso deve lavorare per ricompattare la base con il partito dopo la rottura degli ultimi mesi. Che a parlare sarà Maroni è un segnale in questo senso. E sarà un ritorno alle origini, con i toni ruspanti di una volta.

Il Pd ha sposato il nuovo governo, assumendosi anzi la responsabilità della svolta. Al partito serve tempo perché governare ora non può, Monti risolve un sacco di problemi, meglio ancora con un governo tecnico totalmente privo di politici. Da Bersani, quindi, arriveranno toni concilianti.

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