Il Financial Times punge Monti: “Deve scegliere tra tunnel e crocevia”

Pubblicato il 3 Luglio 2012 - 13:34 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Foto LaPresse)

ROMA – Una nuova puntura di spillo, abbastanza dolorosa, è stata inferta al primo ministro italiano Mario Monti dalla bibbia della grande finanza europea, il quotidiano inglese Financial Times. L’articolo, firmato da Guy Dinmore, corrispondente da Roma, è intitolato “Monti deve scegliere tra tunnel e crocevia”.

Scrive Dinmore:

“Come molti temevano, la euforia generata dai media che esaltavano la sua “vittoria” su Angela Merkel al summit europeo è evaporata rapidamente. Monti è tornato a Roma lunedì trovandosi al punto di partenza”.

Prosegue:

“I leader dei sindacati stanno di nuovo minacciando uno sciopero, mentre i due principali partiti che sostengono questo governo di tecnocrati non eletti stanno a loro volta prendendo le distanze dal prossimo passo del programma di riforme del governo, cioè i tagli alla spesa.

Alla fine di aprile il governo aveva dichiarato l’intenzione di tagliare la spesa pubblica di quest’anno di 4,2 miliardi di euro. Questa è la somma necessaria per evitare un aumento dell‘Iva per permettere all’Italia di raggiungere il risanamento dei conti e azzerare il deficit

Ora che sono passati due mesi il governo non ha ancora definito come raggiungere l’obiettivo. Nel frattempo le entrate fiscali sono state inferiori alle aspettative, il Nord Italia ha bisogno di fondi per il dopo-terremoto, il Tesoro deve aiutare la terza banca d’Italia e si cercano anche soldi per gli esodati.

Secondo alcune analisi, questo significa che sono necessari tagli fino a 10 miliardi di euro, che probabilmente colpiranno soprattutto la sanità. E mentre i politici si stanno già muovendo in vista delle elezioni – al massimo la prossima primavera, ma forse prima – Monti ha il duro compito di rinforzare il suo sostegno in Parlamento.

Monti ha discusso i tagli pianificati con i ministri lunedì. I sindacati e i politici regionali si incontrano oggi, martedì, ma la decisione finale non arriverà prima della prossima settimana.

Al di là di questo difficile percorso ad ostacoli, come ha notato lunedì Tito Boeri, professore di Economia all’Università Bocconi, Monti ha bisogno urgente di chiarire quali sono i passi da fare che restano in agenda dopo l'”interruzione” degli ultimi mesi.

Lo stop ad alcune liberalizzazioni e capitoli della riforma del mercato del lavoro voluto dai sindacati e dai partiti ha fatto crescere le preoccupazioni in Europa. Bruxelles teme che Monti non abbia il coraggio di affrontare gli handicap strutturali che derivano da una crescita lenta a livello cronico e da un debito pubblico che è il secondo nell’Eurozona dopo quello greco.

Dopo il summit di Bruxelles Monti ha detto che “prima o poi” dovrà decidere di domandare al Fondo salva-Stati europeo di comprare i titoli di Stato italiani. I tassi di interesse sui bond italiani sono crollati lo scorso venerdì, ma la situazione è cambiata con l’inizio della settimana.

Per accedere a questi fondi, che sono limitati, l’Italia dovranno firmare un accordo e sottoscrivere alcune condizioni. Questo potrebbe indebolire o addirittura annientare Monti, nonostante possa servire a obbligare i governi successivi a sottostare alle condizioni.

La politica italiana non era tanto instabile dal debutto di Berlusconi nel 1994. Alcune affermazioni contraddittorie dell’ex presidente del Consiglio che si è dimesso lo scorso novembre hanno portato scompiglio nel Popolo delle Libertà, lacerato tra una linea euroscettica e una moderata.

Al momento questa situazione vede Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, come il più probabile prossimo presidente del Consiglio, forse in un’alleanza con i centristi dell’Udc.

Proprio come Monti si trova più ad un bivio che di fronte ad un tunnel nel decidere l’ampiezza deib “sacrifici” che l’Italia deve ancora fare, sta crescendo la pressione su Bersani perché smetta di indugiare e scelga tra l’appoggio a delle riforme dolorose e il sostegno ai sindacati che cercano di fermarle”.